L’eterno conflitto fra due ufficiali appartenenti allo stesso esercito vede contrapporsi Gabriel Florian Feraud, guascone iroso e perennemente scontento, e Armand D’Hubert, il suo alter ego uomo posato e affascinante proveniente dal nord.
Siamo nella Francia napoleonica e i due protagonisti se divennero celebri non fu certo per essersi distinti in battaglia, anzi non si trattò di una singola battaglia ma di una lunga guerra combattuta sul piano personale. Fedeli alla loro sfida, i due non persero mai occasione per battersi a duello e non ci è dato di sapere quale fosse la ragione di un odio così profondo.
Abilmente adattato da I duellanti un romanzo pubblicato nel 1908, di Joseph Conrad, uno dei più grandi autori della letteratura inglese. Vissuto a cavallo fra l’Otto e il Novecento Conrad, nato polacco, sapeva scrivere con la competenza di un madrelingua, in un idioma che per lui era solo d’adozione.
I duellanti era stato portato sugli schermi nel 1977 da Ridley Scott che con esso aveva firmato un piccolo capolavoro del cinema, per il quale si ricorda la magistrale interpretazione dei suoi protagonisti Keith Carradine e Harvey Keitel.
La vicenda de I duellanti è in grado di ricreare un grandioso affresco di un mondo che di lì a dopo non avrebbe avuto più modo di esistere. Gli attori Alessio Boni e Marcello Prayer riescono a duellare – è davvero il casi di dirlo – con il testo in una sostanziosa prova di grande teatro che li vede costantemente sulla scena, nella quale i due attori si calano in più ruoli oltre a quelli principali che rivestono. Gli attori ne curano anche la regia insieme con Roberto Aldorasi e Francesco Niccolini.
Teatro Verdi, dal 5 al 9 Aprile 2017
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