COSMOTENGRI – Si chiama “CosmoTengri” il nuovo lavoro della compositrice e pianista kazaka Angelina Yershova, di stanza a Roma e pubblicato dalla sua etichetta Twin Paradox. Un lavoro che sta riscuotendo importanti riscontri dalla critica specializzata a livello internazionale.
Angelina è da sempre presente nei territori della contaminazione elettro-acustica con particolare attenzione alle possibilità lessicali del pianoforte processato elettronicamente.
La ricollocazione del suono acustico del pianoforte in una nuova cornice definita dalle tecnologie digitali ed elettroniche è un elemento importante della sua ricerca. Una delle caratteristiche di Angelina è che, pur essendo di estrazione accademica – ha al suo attivo vari attestati e diplomi – è trasversale ai generi e alle suddivisioni e agli schematismi che spesso si creano nel mondo della musica.
CosmoTengri è un lavoro ambientale in cui suoni concreti, frammenti di musica contemporanea, soluzioni orchestrali, suggestioni etniche e spazi siderali elettronici si miscelano in un flusso sonoro omogeneo.
Il disco è dedicato al musicologo Bakhtiyar Amanzhol e si collega alla tradizione religiosa di “Tengrian”, una cultura che in Kazakistan trova nella musica strumentale la propria immagine sonora con l’uso di strumenti autoctoni come il liuto ad arco “Kobyz” o il flauto “Sybyzghy”.
Le radici storiche del Tengrianesimo risalgono al IV secolo AC nell’antica Mesopotamia, ma dal XII secolo questa forma di culto è diventata una religione a sé stante, con la sua propria ontologia, cosmologia, mitologia e demonologia, estendendosi in varie regioni dell’Asia fino al Nord del Canada e ovviamente anche in Kazakistan.
“CosmoTengri” fa riferimento a questo universo sonoro e ospita l’artista Gulzhan Amanzhol al “Kobyz”, al “Kyl-kobyz” e alla voce.
Il recupero della tradizione “Tengri” si congiunge al tema della protezione della natura e dell’ecosistema del nostro pianeta contro la deforestazione selvaggia e uno sfruttamento incontrollato delle sue risorse.
Il video tratto dall’album è infatti dedicato a “Kok Zhailau”, un altopiano nel Parco nazionale statale dell’Ile-Alatau, attualmente a rischio di deforestazione, ed è stato realizzato dalla pittrice Saltanat Tashimova.
Saltanat ha realizzato anche la copertina del disco ed è attiva nella difesa dei beni naturali del Kazakistan, un paese in cui l’attività civile si è inaspettatamente dispiegata grazie ad una gioventù creativa e agli intellettuali, autori di un risveglio ambientalista e politico.
Un intreccio di tematiche collega quindi l’attualità sonora dei suoni elettronici usati in “CosmoTengri” all’arcaicità della tradizione sciamanica dell’Asia Centrale, generando un quadro stilistico originale minuziosamente organizzato, in cui convivono spontaneità e programmazione, istinto e progettualità.
“CosmoTengri” si inserisce in uno scenario nel quale la contaminazione fra suoni tecnologici e tradizioni proveniente dalle più diverse regioni del mondo globalizzato getta le basi per nuovi punti di vista sui modelli estetici della musica elettronica.
Un mondo sonoro in trasformazione in cui in questa fase siamo tutto attenti osservatori.
Abbiamo incontrato Angelina che ci ha concesso questa intervista esclusiva.
*** INTERVISTA a ANGELINA YERSHOVA ***
Nei tuoi lavori hai spesso sperimentato utilizzando il suono del pianoforte acustico, a cosa ti ha portato questa ricerca? E il pianoforte quale ruolo ha avuto su “CosmoTengri”?
Nei miei album precedenti “Piano’sAbyss” e “Resonance Night” il pianoforte ha avuto un ruolo fondamentale. Durante il mio percorso da pianista classica ho sempre desiderato ampliare la percezione del suono del pianoforte. Inizialmente sperimentavo molto con il suono “preparato” dello strumento ma poi la mia attenzione si è spostata verso una ricerca più dettagliata, quasi ‘verticale’, del suono del piano attraverso le possibilità che offre la sintesi elettronica.
Nel mio ultimo lavoro “CosmoTengri”, invece, ho deciso di cambiare approccio abbandonando la fonte acustica del piano ma utilizzando il suono dello strumento musicale kazako Kyl-kobyz.
Il piano in questo album appare solo nella seconda traccia “Tumbleweed” ed ha un sapore “orientale”.
L’album è dedicato a Bakhtiyar Amanzhol, una figura poco conosciuta qui in Europa, in particolare in Italia, come nasce questa dedica?
Bakhtiyar Amanzhol è un compositore kazako, musicologo e professore del Conservatorio “Kurmangazy”, ed è stato una figura molto importante per la mia formazione come compositore.
Ho studiato composizione con lui a partire dall’età di 12 anni fino alla mia laurea presso il Conservatorio in Kazakistan.
Grazie a lui ho iniziato ad improvvisare, ho imparato varie tecniche compositive utilizzate sia nella musica classica che nella contemporanea, ho studiato la musica occidentale, mi sono innamorata negli stili compositivi di György Ligeti e John Cage, ho adorato ascoltare Igor Stravinsky e sorprendermi con gli spartiti di Karlheinz Stockhausen. Bakhtiyar mi ha anche trasmesso la conoscenza della musica etnica kazaka, degli strumenti tradizionali e le particolarità della cultura nomade.
La mia dedica è nata come un gesto di gratitudine e di riconoscimento per ciò che ho potuto sviluppare in questo album grazie al mio Maestro.
Su “CosmoTengri” si fa riferimento al “Tengrismo”, una tradizione religiosa e culturale che si è sviluppata nell’Asia Centrale, in cui “Tengri” è la divinità suprema, e di cui in Occidente si conosce poco, come la racconteresti al pubblico italiano e che connessione ha con il tuo nuovo album?
Per me il Tengrismo è più che una religione kazaka, è una filosofia di vita, è una connessione in verticale con l’Universo! In questo caso Tengri per me è come un “portale” verso la conoscenza Suprema del Cosmo e delle forze della natura, dell’albero degli antenati, del principio che tutto nell’Universo è connesso, quindi va rispettato ed esplorato per quanto è possibile.
Già in precedenza avevi lavorato sulla contaminazione fra elettronica e sonorità tradizionali kazake come su “Nomad” con l’Orchestra Etnica del Conservatorio Kazako “Kurmangazy”, è un percorso sul quale stai lavorando da tempo. Cosa ci puoi raccontare di quell’esperienza, come è connessa con il tuo ultimo lavoro?
“Nomad” nella prima versione era scritto per il pianoforte, invece nella sua seconda versione era riarrangiato in stile ethno-free Jazz e nel 2014 ho deciso di trascriverlo per l’orchestra etnica kazaka, pianoforte, theremin e live electronics.
Per la prima volta nella mia vita ho unito le mie varie conoscenze nel campo della musica etnica tradizionale kazaka, nell’improvvisazione pianistica e in quelle acquisite in Europa sulla musica elettronica sperimentale.
Alla fine è uscito fuori un live orchestrale con elementi improvvisativi orchestrali e pianistici e con la sintesi elettronica in real time.
È stata un’esperienza molto emozionante e stimolante per me, senza precedenti per quanto riguarda la musica tradizionale kazaka.
Sicuramente questo lavoro mi ha dato un forte input creativo per sviluppare alcune delle idee nell’album “CosmoTengri”.
Come hai gestito la coesistenza di sonorità così diverse, elettronica e strumenti antichi, a livello di scrittura delle composizioni e di evocazione delle sensazioni che intendevi evocare nel album “CosmoTengri”?
Di base mi sono appoggiata alla mia conoscenza della musica tradizionale kazaka in specifico strumentale scritta per kylkobyz.
È stato molto interessante esplorare i limiti timbrici dello strumento allargandone la percezione sonora attraverso un’elaborazione che ha visto l’utilizzo della sintesi elettronica.
Ho cercato di creare una drammaturgia sonora dove ogni elemento rappresenta un significato preciso.
Ad esempio, le risonanze dei ventilatori modificati ed elaborati, gli strumenti “aumentati” e il canto armonico aiutano a creare il mood ibrido, arcaico e primordiale legato al rito sciamanico mentre lo strumento kazako kylkobyz rappresenta una “dimensione umana” creata dalle emozioni e un’aspirazione all’ascensione.
Nel disco è presente Gulzhan Amanzhol al kobyz e kylkobyz, che sono strumenti a corda kazaki, puoi raccontarci come nasce questa collaborazione?
Gulzhan Amanzhol è una talentuosa musicista con un raro senso dell’“equilibrio improvvisativo”. La conosco da quando ancora andavo a scuola e suonavo Bach e Beethoven, ascoltavo Beatles e Pink Floyd, sognavo di dirigere orchestre e produrre musica “nuova”.
Più di una volta abbiamo condiviso il palco improvvisando in importanti contesti musicali, numerose volte Gulzhan si è esibita anche con la propria musica.
Mi è stato sempre facile “viaggiare suonando” con lei, creare i “percorsi emozionanti” al confine fra la musica etnica e quella contemporanea sperimentale nella direzione della ricerca di nuovi approcci, ad esempio, seguendo una mappa grafica o suonando ad occhi chiusi nel buio totale, lasciando alle spalle ogni concetto prescritto e dimenticando le regole.
Saltanat Tashimova ha realizzato sia il video che la copertina del disco, puoi raccontarci della vostra collaborazione?
La nostra collaborazione è iniziata circa 4 anni fa. Saltanat è una talentuosa pittrice, performer e attivista ambientale kazaka. La ammiro sia per le sue qualità umane sia come artista, pittrice e performer.
Mi ha colpito molto il suo carattere: forte, solare, spontaneo ed intenso e nello stesso modo sciamanico e misterioso. Il fatto curioso è che le stesse qualità le trovo anche nella sua arte! I suoi quadri sono carichi di energia ed emanano una certa forza quasi sovrannaturale, almeno cosi mi appaiono.
La cover del disco “CosmoTengri” è il nuovo lavoro di Saltanat che si chiama “Tengri”.
È un quadro di dimensione 160×90, lo ha dipinto a casa mia in Kazakistan e la storia di questo quadro è davvero “sciamanica”.
Come hai intenzione di mettere in scena “CosmoTengri” dal vivo?
La performance di “CosmoTengri” si incentra sull’interazione fra musica, pittura e video arte nella quale vari tipi di gestualità si intersecano spontaneamente in un linguaggio unico.
La fluidità della performance insegue il concetto dello scorrere del tempo, in cui nulla può rimanere immutato e tutto è sottoposto al cambiamento.
Con la “pittura sonora amplificata e sintetizzata” abbiamo intenzione di proporre un’esperienza multisensoriale che coinvolge l’ascoltatore in una dimensione corporea ed emotiva.
Il progetto dal vivo sarà presentato: il 22 giugno al Klang di Roma, la seconda data sarà il 29 giugno nel contesto dell’evento annuale “Music for Trees” ma la presentazione ufficiale del progetto “CosmoTengri” avrà luogo al Palazzo Merulana il 5 luglio 2019.
Il tema dell’altopiano “KokZhailau” nel Parco nazionale statale dell’Ile-Alatau è ben in evidenza nel video, e anche la presenza di Saltanat mette in evidenza il tema dell’ambiente. Come si lega l’urgenza della preservazione degli equilibri della natura alla mistica sciamanica evocata dal “Tengrismo”?
Secondo me è essenziale per gli artisti lottare per la Natura, l’Ambiente e l’Ecologia. Siamo arrivati a un punto di non ritorno e di problemi ambientali ce ne sono tanti, basta citarne alcuni: riscaldamento globale, inquinamento, deforestazione e tanti altri. Uno di questi riguarda l’altopiano “KokZhailau” nel Parco Nazionale dell’Ille-Alatau, al quale è stata dedicata la prima traccia del album che si intitola “Korgau”. L’idea e la regia sono di Saltanat Tashimova.
Sono cresciuta in Kazakistan, ogni settimana andavo alle montagne visto che l’aria nella città non è tanto pulita, con forti ripercussioni sulla salute dei cittadini.
A causa dell’inquinamento atmosferico c’è un’alta percentuale di malattie respiratorie e ne ho sofferto io stessa. L’unico luogo con l’aria pulita non tanto distante dalla città è il parco “KokZhailau”.
Vorrebbero costruire la stazione sciistica proprio nel cuore del Parco nazionale Ile-Alatau, inserito dall’Unesco nei siti designati a diventare patrimonio dell’Umanità, a soli 10 km da Almaty, la città più popolata del Kazakistan.
Decine di migliaia di alberi sarebbero abbattuti senza pensare a cosa accadrà alla flora e fauna del territorio, al clima e alla gente che vive in questa città.
Mi sembra ovvio che bisogna fare qualcosa!
È una lotta dura ed ineguale ma non sono da sola! Con il disco “CosmoTengri” ho intrapreso un percorso attraverso il quale è possibile iniziare ad influenzare l’attuale situazione anche con piccoli passi ma è importante farli.
Come diceva Gandhi: “Se vuoi cambiare il mondo, cambia te stesso.