∑(No,12k,Lg,18Ogr). I New Order alle OGR di Torino | RECENSIONE In scena il 5 maggio a Torino - in esclusiva per l'Italia - i New Order con Liam Gillick e la sua avveniristica scenografia, un ensamble di 12 synth che assieme alla musica della band di Samner ha trasformato per una sera il palco e la sala delle OGR in un ambiente unico, immersivo, emozionalmente coinvolgente e visivamente pulsante

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New Order OGR Torino - 5 maggio 2018

TORINO – Nuovo grande evento alle OGR di Torino che dopo l’apertura del 2017 coi Kraftwerk di Catalogue lo scorso novembre, si riconfermano grande polo di ricerca e sperimentazione artistico-tecnologica ospitando un altro gruppo storico della scena synth-pop/elettronica internazionale: i New Order.

A tredici anni dalla loro celebre esibizione al Parco della Pellerina, dove il compianto Tony Wilson li annuncio’ con “Fuck U2 this is New Order!”, la storica band mancuniana torna a Torino.

L’occasione è una performance che li vede protagonisti assieme a Liam Gillick e a 12 synth diretti da Joe Dudell. È il 5 maggio e la location sono le OGR, le ex Officine Grandi Riparazioni di Torino, un luogo vivo e pulsante del capoluogo piemontese recentemente riqualificate e restituite alla città.

Quando nel 1980, in seguito al suicidio di Ian Curtis, i Joy Division abbandonarono ogni certezza, si sciolsero e mutarono in New Order, sfidando la diffidenza generale e iniziando a indagare le potenzialità’ dei sintetizzatori, scelsero di assecondare un attitudine.

Quello che il 5 maggio alle OGR hanno portato sul palco non e’ stato un concerto fatto di nostalgia ma di reinvenzione.

Qualcosa che ad alcuni spettatori, sicuramente, non e’ piaciuto. Chi cercava “Blue Monday” e’ rimasto deluso, ma probabilmente non ha mai capito la band per cui ha pagato il biglietto di ingresso.

I New Order sono un gruppo musicale che negli anni 80 si metteva in gioco alla ricerca della sperimentazione pop più’ sincera, sposando la dance e convivendo sul palco con strumentazioni elettroniche, in un rischioso connubio.

Ad eccezione di “Movement”, in cui l’eredità dei Joy Division era ancora presente e il legame non reciso completamente, la direzione presa implicava poter andare incontro a diversi problemi tecnici legati al programming di Stephen Morris e Gillian Gilbert, lasciando quindi basso e chitarra a improvvisare con un atteggiamento sempre rivolto al situazionismo, mai legati ad un comodo passato.

Certo le hit le hanno sempre suonate e le suoneranno ancora, ma in questi anni in cui la tecnologia è diventata un alleato più che affidabile, perché non approfittarne?

Così assistere a “∑(No,12k,Lg,18Ogr) New Order + Liam Gillick: So It Goes..” è perfettamente in linea con ciò che di più vero appartiene alla band di Sumner.

Non a caso Peter Hook, che dei New Order non fa più’ parte dal 2007, porta in giro uno show completamente all’opposto: l’esecuzione dei primi due album della band, o i due dischi a firma Joy Division, integralmente, come una cover band che ha per leader uno dei membri fondatori del gruppo tributato. Il ché può risultare divertente ma anche grottesco.

Quando all’interno delle OGR si spengono le luci, la struttura composta dai 12 moduli – all’interno dei quali si trovano 12 musicisti ad altrettanti synth – si illumina e partono le note di “Elegia” da Low- Life.

Poi salgono i New Order e parte una doppietta che lascia senza fiato, mischiando passato prossimo e passato remoto: “Who’s Joe?” e “Dream Attack”. La scenografia si spegne e “Disorder” é un colpo inatteso, con un arrangiamento che non tradisce l’originale ma lo attualizza. A seguire Ultraviolence” da Power Corruption and Lies che ribadisce, se ancora ce ne fosse bisogno, a cosa stiamo assistendo: l’esecuzione di brani che con l’ausilio di molteplici macchine suonano più attuali che mai e spingono agli estremi il concetto stesso di innovazione. Concetto ribadito con forza dalla successiva “Behind Closed Doors”, una B-Side che trova entusiasta parte del pubblico e lascia smarrita la restante.

Ormai il disegno è chiaro e “All Day Long”, da Brotherhood, apre sorrisi in chi si lascia cullare dai sintetici beat e dalla voce di Bernard Sumner, sottile ma ben presente. Quando  comincia “Shellshock”, le OGR sono ormai qualcosa di unico e compatto, in cui ognuno contribuisce a celebrare il momento.
La balearica “Guilt is a Useless Emotion” precede “Subculture”, in un continuo alternarsi di brani che hanno decenni a brani di un passato più’ recente, ma legati da esecuzioni e strutture irrimediabilmente contemporanee.
Ogni sensazione viene amplificate ed esplode in qualcosa di commovente con “Bizzare Love Triangle” mentre “Vanishing Point” e “Plastic”, in un continuum che rinnova pionierismo e attualità, conducono alla fine del Set.

Come per l’apertura, ai dodici musicisti nei box che hanno reso il live un tutt’uno armonico e pulsante, è affidato il primo brano degli encore: “Your Silent Face”, melodica a fiato e un silenzio irreale che riempie ancora più’ di empatia chi si abbandona alla condivisione.

L’epilogo e’ affidato a “Decades” e mentre ci sono persone che si commuovono, è impossibile non pensare a quanto questo brano sia perfetto come chiusura del live che si e’ appena svolto. Mai dimenticare il passato, ma che errore sarebbe esserne schiavi. La riscoperta, la volontà  di rinnovarsi, la necessita’ di non stare fermi in una posizione di comodo. Farlo, ballando.

I New Order sono una band che non si stancherà mai, per incoscienza e volontà, di guardare avanti.

Il 5 maggio, alle OGR di Torino, lo hanno ribadito per l’ennesima volta.

***

New Order + Liam Gillick: So it goes.. è un progetto commissionato e realizzato in stretta collaborazione da Manchester International Festival, OGR Torino e Wiener Festwochen.

INFO

∑(No,12k,Lg,18Ogr) New Order + Liam Gillick: So It Goes…
5 maggio 2018
OGR – Torino
www.ogrtorino.it

Unica altra data in Europa:
Vienna, 12-13 maggio 2018

New Order OGR Torino - 5 maggio 2018

 

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