Vulcano, l’isola dei Ciclopi Alla scoperta di Vulcano, la più suggestiva e appartata delle isole Eolie. Secondo gli antichi fucina di Efesto-Vulcano, Dio del Fuoco, e dei suoi aiutanti i Ciclopi. Tra lava, fuoco, vento, acque cristalline e paesaggi incontaminati.

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Vulcano, isole Eolie

SICILIA – Eolie, un arcipelago ricco di fascino e mitologia, che rimanda ai racconti fantastici degli antichi miti greci. Grandi scenari di fuoco, vento, lava e vapori sulfurei che contornati da acque cristalline danno vita a paesaggi naturali dalla bellezza selvaggia e incontaminata. Abbiamo visitato per voi Vulcano, la più appartata ma anche la più suggestiva di tutte le 7 isole. Ecco il nostro racconto.

La nave salpa dal porto di Napoli e la sirena con il suo fischio forte sembra salutare la Certosa di San Martino e Castel Sant’Elmo, che sovrastano la città dalla collina del Vomero. Il sole sta tramontando e la notte che ci sorprende tra Sorrento e Capri con le loro luci e i fuochi d’artificio sarà cullata dal mare – sarà una notte quasi insonne perché domani, molto presto, finalmente sfioreremo le sette sorelle. Nell’ordine: Stromboli, Panarea, Filicudi (vedremo solo da lontano Alicudi), Salina, Lipari e, finalmente, Vulcano. L’alba ci regala Ginostra, con il suo scalo così improbabile presso il giullare delle Eolie, Stromboli, che attira i turisti con i suoi giochi di prestigio, e poco dopo ci sorride Panarea, così linda ed educata, la più chic di tutto l’arcipelago; poi il traghetto si dirige verso le due isole più schive, che si mantengono in disparte quasi a proteggere la loro bellezza selvaggia, Alicudi e Filicudi; la tappa successiva ci propone le mammelle generose di Salina, il giardino delle Eolie, che ha donato scenari dolci e suggestivi a un capolavoro del cinema italiano, il Postino, considerato il testamento di Massimo Troisi. Il regista aveva scelto l’isola, insieme a Procida, per i suoi panorami struggenti e mozzafiato, che così bene si prestavano a far da da sfondo al suo messaggio d’amore. Subito dopo tocchiamo finalmente Lipari, il comune più grande dell’arcipelago e la più prossima a Vulcano, la quale ospita un interessante museo archeologico che ospita la storia antica e rispettabile delle isole di Eolo, dio dei venti. Il sole potente di mezzogiorno infine illumina la nostra meta, che ad un primo sguardo risulta ritrosa, modesta, non appare fiera della sua bellezza selvatica e sembra quasi voler mettere in guardia il visitatore dal suo vulcano attivo, che potrebbe respingerlo con la sua violenza. Sembra infatti che il vulcano sia uno dei più pericolosi, almeno in Italia. Incluso tra quelli di tipo esplosivo, Vulcano nonostante ciò attira migliaia di turisti ogni anno.

Il porto di Vulcano è piccolo, semplice, senza pretese. Non appena sbarcati, ci dirigiamo verso il monte Lentia, che sarà la nostra dimora per tutto il periodo della vacanza. Dieci giorni che abbiamo fortemente desiderato trascorrere nell’isola, memori del fantastico soggiorno di tanti anni prima, quando l’isola del fabbro di Zeus ci stregò con il suo fascino discreto: merito del panorama di cui si gode dal patio di casa, che al tramonto tinge di rosa Alicudi. Un panorama che resta nel cuore e che infonde serenità e gratitudine alla vita che ci ha donato queste terre meravigliose, da calcare con i nostri piedi ingrati. Dal monte, che poi altro non è che un colle, si può ammirare larga parte dell’isola: da Vulcanello all’istmo che separa le Sables Noires dalle Sabbie Bianche con i loro fanghi, per arrivare fino al Cratere, come lo chiamano qui, al monte Aria e al Piano.

Il primo giorno perlustriamo la zona del porto e poi andiamo a fare un bagno alle sabbie nere per cercare tregua al caldo, per la verità sopportabile ed asciutto, e ci sdraiamo su quella che subito ci appare come lava sbriciolata del vulcano.

 Vulcano, isole Eolie - Pozza dei Fanghi

Il giorno dopo decidiamo di concederci una passeggiata fino alla zona dei fanghi, dove mollemente uomini e donne si rilassano dopo essersi ricoperti della calda materia. Subito ci immergiamo nelle calde acque sulfuree adiacenti alla “Pozza dei Fanghi”, che è alimentata ininterrottamente da emissioni (polle) di vapori sulfurei i quali mineralizzano fortemente l’acqua salmastra, rendendola iper-termale e depositando un limo argilloso ad altissimo contenuto di zolfo. Mentre nuotiamo, improvvisamente ci colpiscono geiser caldi e miriadi di bollicine allegre. Le cosiddette terme si trovano alle spalle del Porto di Levante, in una pozza circondata da collinette sulfuree da cui fuoriescono soffioni caldi usati sia per insufflazioni, sia per applicazioni al corpo. Questi sono una miscela di argilla ad alto contenuto di zolfo micronizzato e con potere radioattivo. Il pH acido, l’alto contenuto di zolfo, la temperatura tra i 40°C e gli 80°C dovuta al continuo afflusso di gas caldi provenienti dalle sorgenti sotterranee – in comunicazione, pare, col centro attivo del vulcano – assicurano la sterilità dei fanghi. In particolare, sull’isola si trovano due emergenze di acque iper-termali in corrispondenza delle quali l’acqua e il gas, erompendo alla superficie, vengono a formare fanghi di grande efficacia soprattutto per le malattie artro-reumatiche e, in associazione alla notevole insolazione e al clima, anche per alcuni problemi dermatologici come la psoriasi.

Il giorno successivo decidiamo di passare la giornata alla Spiaggia Punta dell’Asino, nella costa meridionale dell’isola, una bella spiaggia situata poche centinaia di metri a est di quella del Gelso, collocata all’interno di una piccola baia raggiungibile da un ripido percorso che parte dal villaggio di Gelso, a sua volta raggiungibile in auto o in moto percorrendo la Provinciale che da Porto Levante prosegue per Vulcano Piano e poi si dirama verso il paesino. Il litorale è di soffice sabbia scura, bagnato da un bel mare azzurro e limpido, ottimo posto per dedicarsi allo snorkeling: qui abbiamo visto lecce, tracine, cefali, saraghi e altri pesciolini curiosi. Dalla spiaggia si può intraprendere anche un sentiero che porta a Capo Grillo, da cui si gode di una delle migliori viste panoramiche dell’isola.

A metà vacanza, rinfrancati dal clima piacevole e dai bagni rigeneranti, eravamo pronti per affrontare l’ascesa al Cratere, che è improponibile nelle ora più calde della giornata. Per evitare il caldo le alternative sono due: partire al mattino molto presto oppure al calar del sole; la nostra scelta è caduta sulla camminata serale, anche se alle sei del pomeriggio il sole ancora scalda questa terra generosa. Il percorso è adatto a tutti perché non particolarmente impegnativo, ma è consigliabile affrontarlo con un po’ di allenamento. Lo spettacolo che si presenta agli occhi del visitatore ripaga della fatica della salita, che il caldo sicuramente non aiuta: lo scenario è lunare, il cratere sembra un enorme calderone fumante – numerose sono le fumarole gialle ricche di zolfo – mentre le pareti scoscese del rilievo sono difficili da scalare perché sabbiose, quindi ad ogni passo si sprofonda nella pomice e si perde il tragitto guadagnato.

Vulcano, isole Eolie

Dalla cima si possono ammirare a nord il Porto, movimentato dalle attività umane e dall’andirivieni delle imbarcazioni con la propaggine estrema di Vulcanello, oltre la quale si intravedono, infilate come perle, Lipari e Salina. A nord-ovest ritroviamo il monte Lentia e a sud Vulcano Piano che guarda oltre la terraferma, verso la punta di Milazzo. Alla fine del pomeriggio infuocato scendiamo dal modesto, ma pur inquietante, rilievo lentamente, stanchi, ma soddisfatti di essere riusciti a conquistare il padrone di casa.

Al rientro ci concediamo, dopo una doccia ristoratrice, una cena semplice ma gustosa presso la pescheria del centro, preparata dalla moglie del titolare che cucina in breve tempo il pesce fresco scelto dal bancone. Il tutto, naturalmente, innaffiato dalla Malvasia delle Eolie, fresca al punto giusto. I piatti tipici della tradizione isolana sono la pasta all’eoliana con tonno, pesce spada, pomodorini e capperi, la squisita pasta con le sarde e il finocchietto selvatico, infine il pesce spatola sfilettato e cotto in padella rivestito di pangrattato, cibo povero ma gustoso e salutare. I capperi della zona sono ottimi e ogniqualvolta mi reco a Vulcano ne faccio scorta perché l’estate non mi sembra tale se non è condita con i piccoli boccioli sapidi. Molto apprezzati sono anche i cosiddetti “cucunci”, veri e propri frutti di quella straordinaria pianta che vive abbarbicata sugli scogli salati e battuti dal vento delle isole del Mediterraneo, che rendono appetitosi i momenti dedicati all’aperitivo.

Per concludere: un soggiorno meraviglioso in una delle splendide isole del Mediterraneo che ornano la costa nord-orientale della Sicilia. Una vacanza che invito tutti gli appassionati di mare a replicare. Per scoprire terre meravigliose e soprattutto per rendersi conto che non serve andare lontano per trovare il Paradiso in terra.

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