La contemporaneità del Faust di Gounod secondo il collettivo Anagoor Video-proiezioni, letteratura e opera lirica sul palco del teatro comunale di Modena per la prima nazionale del Faust di Gounod, nell'inedita rivisitazione del collettivo Anagoor

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MODENA – A duecento anni dalla nascita del suo autore, debutta venerdì 1° dicembre al Teatro Comunale di Modena il “Faust” di Charles Gounoud,  nell’originale allestimento del collettivo Anagoor. In replica domenica 3 dicembre alle 15:00.

Atmosfere sulfuree, giochi di chiaroscuro, oceani di bianco, nero e grigio su cui si stagliano dissonanti note di giallo acido e rosa flu. E’ questo il primo impatto visivo con il Faust di Gounod nell’allestimento scenico del collettivo Anagoor, una delle realtà emergenti più attuali e stimolanti del teatro di prosa italiano, già vincitrice nel 2016 del premio dell’Associazione Nazionale dei Critici Teatrali “per l’innovativa ricerca teatrale” e candidato al Premio Europa per il Teatro 2017.
Scenografie minimali ma pregne di simbolismo e pulsione vitale, forti contrasti cromatici e personaggi che si muovono sulla scena come in una sorta di teatro delle marionette – o come ectoplasmi nel tempo altro delle video-proiezioni – per un’opera giovane di duecento anni.

Un unico grande spazio scenico, dilatato dal grigio latteo dei colori di fondo, fa da contenitore alle diverse ambientazioni, mentre la musica accompagna lo svolgersi degli atti e ci trasporta in un rinascimento gotico dal sapore espressionista, sorprendentemente sospeso tra suggestioni pittoriche tardo-romantiche alla Caspar Friedrich, allusioni cromatiche che richiamano l’arte allegorica di Giorgione e un immaginario cinematografico che spazia dalla lezione contemporanea di Bill Viola al potere visionario-evocativo del cinema muto di Murnau. La ricostruzione dell’opera è fedele al testo letterario, che colloca gli avvenimenti nei primi anni del ‘500, e pur stringendo il campo sulle vicende di Marguerite  – espediente narrativo per cui fu spesso tacciata di leggerezza – rinsalda l’opera di Gounod al più corposo mito di Faust e al tema universale dell’insaziabile sete di sapere da parte dell’uomo. La cessione dell’anima al diavolo in cambio dell’eterna giovinezza, la firma del patto col sangue, l’incontro con Gretchen-Marguerite e gli annessi episodi del corteggiamento; il duello con Valentin, la gogna, il rogo e la redenzione finale grazie all’amore, tutto si svolge nella più ampia cornice della disputa tra l’arcangelo Gabriele ed il signore delle tenebre.

La novità più eclatante è però legata all’uso del video. Impiegato all’inizio dei vari atti, il video ottimizza i tempi morti durante i cambi di scena ma soprattutto apre le porte a un tempo sospeso, un universo “altro” rispetto a quello della narrazione, in cui trovano spazio riflessioni universali sull’uomo e le sue pulsioni nonché delucidazioni meta-letterarie sull’opera e i suoi autori: Goethe che scrisse il dramma e Gounod che in seguito l’avrebbe musicato.

Video-proiezioni come contrappunto alle scene, intercalare che si snoda nei momenti di silenzio tra i vari atti, a tutta campata, in forma maestosa, facendo piccola l’azione sul palco, ma sopratutto inducendo una presa di distanza dal tempo della storia che, allargando la prospettiva dal 500 ai giorni nostri, proietta le vicende in una dimensione universale. I due diversi linguaggi, video-proiezione da una parte e impianto scenico dall’altra – bidimensionale, barocco e onirico l’uno, fisico, solido e crepuscolare l’altro -percorrono volta a volte vie parallele o cozzano tra loro come giganteschi iceberg, aprendo varchi interpretativi, sollecitando riflessioni, caricandosi di allegorie e realizzando (forse) l’impossibile sfida di dar veste teatrale a una materia complessa che impegnò lo stesso Goethe, tra Urfaust e stesura definitiva, per oltre sei decenni. I due codici marcano insomma la distanza e allo stesso tempo riuniscono in un’unica rappresentazione il piccolo teatro popolare delle vicende e il grande teatro dello spirito, consentendo all’opera di varcare il limite della rappresentazione per librarsi finalmente in forma fluida tra i due piani: quello dell’intreccio, privilegiato da Gounod e quello più spirituale, astratto e pregno di significati allegorici dell’opera estesa di Goethe. Trait d’union tra i due universi: l’eterna lotta tra il bene e il male, che si consuma all’interno dell’individuo e che si staglia sugli sfondi crepuscolari dello spazio scenico attraverso le già citate, folli e dissonanti, cromie dei costumi di Mefistofele e dell’Arcangelo Gabriele.

Il risultato d’insieme è un testo stratificato, iper-mediale, di grande impatto visivo, in cui convivono codici tanto diversi quanto teatro e letteratura, lirica e musica contemporanea, cinema e arti visive, restituendoci un immaginario che ha allo stesso tempo il sapore antico e lontano del mito ma anche valenze sorprendentemente attuali e contemporanee.

Lo spettacolo è presentato dal Teatro Comunale di Modena in coproduzione con la Fondazione Teatri di Piacenza e I Teatri di Reggio Emilia. Il collettivo Anagoor, che ne firma la parte scenica, è composto come segue: alla regia Simone Derai, scene e costumi Simone Derai, Silvia Bragagnolo, video Simone Derai, Giulio Favotto, assistenti alla regia e coordinazione generale Marco Menegoni, Monica Tonietto.

Il M.° Jean-Luc Tingaud, direttore francese di fama internazionale, dirige l’Orchestra dell’Opera Italiana e il Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena.

Il ruolo di Faust è affidato al tenore Francesco Demuro, Marguerite è interpretata dal soprano Davinia Rodriguez mentre Ramaz Chikviladze dà volto e voce a Mefistofele.

L’opera, trasmessa anche in diretta streaming venerdì 1°dicembre alle 20.00 dal sito del Teatro Comunale, è in replica domenica 3 dicembre alle 15:00.

INFO
Teatro Comunale L.Pavarotti
corso Canal Grande 85
Modena
Tel.:059 2033010 – Fax. 059 2033011
Email:
biglietteria@teatrocomunalemodena.it

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