Venezia 75. Cronenberg Leone d’Oro alla carriera: “Lunga vita ai mostri” Lunghissimi applausi a Venezia nella cerimonia di assegnazione del Leone d'oro alla Carriera a David Cronenberg, grande e visionario creatore di cult indimenticabili come Videodrome (1983), La Mosca (1986), Il Pasto Nudo (1991) e Crash (1996)

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Cronenberg, leone d'oro alla carriera - VENEZIA 75

VENEZIA – Applausi scroscianti il 6 settembre alla Sala Grande del Palazzo del Cinema per David Cronenberg, che riceve il prestigioso Leone d’Oro alla carriera. E commenta sornione contemplando la statuetta: “Anche questo è un mostro”.

David Cronenberg. Un grande regista che ci ha regalato nel corso della sua lunga carriera cult indimenticabili e visionari, in cui i confini fra realtà e allucinazione, umano e tecnologico, reale e virtuale si incrinano a tal punto da rendersi irriconoscibili.

Ad attenderlo in Sala Grande al Palazzo del Cinema il 6 settembre, dove si appresta a ritirare la preziosa statuetta, c’è una sala gremita di fotografi, pubblico, giornalisti ma anche di tanti professionisti del cinema, colleghi e amici – vecchi e nuovi – che hanno avuto modo di collaborare con lui o che semplicemente con i suoi film sono cresciuti, traendone ispirazione. Come Guillermo del Toro, che si dice entusiasta dei suoi lavori e propone di coniare a fianco dei termini terrifico, lynchiano e kubrikiano il nuovo termine “cronenberghiano”. Lui,  David Cronenberg, che ritira a Venezia 75 uno dei premi più prestigiosi della cinematografia internazionale, il Leone d’Oro alla carriera, sorride e osserva tutti con quello sguardo affabile ma anche penetrante, sornione ed enigmatico che tutti conosciamo.

Sul palco Alberto Barbera, direttore di Venezia 75, rende note a tutti le motivazioni che hanno condotto alla sua candidatura: “Benché in origine Cronenberg sia stato relegato nei territori marginali del genere horror, sin dai suoi primi film scandalosamente sovversivi il regista ha mostrato di voler condurre i suoi spettatori ben al di là del cinema di exploitation, costruendo film dopo film un edificio originale e personalissimo. Ruotando intorno all’inscindibile relazione di corpo, sesso e morte, il suo universo è popolato di deformità grottesche e allucinanti accoppiamenti, nel cui orrore si riflette la paura per le mutazioni indotte nei corpi dalla scienza e dalla tecnologia, la malattia e il decadimento fisico, il conflitto irrisolto fra lo spirito e la carne. La violenza, la trasgressione sessuale, la confusione di reale e virtuale, il ruolo deformante dell’immagine nella società contemporanea, sono alcuni dei temi ricorrenti, che contribuiscono a fare di lui uno dei cineasti più audaci e stimolanti di sempre, un instancabile innovatore di forme e linguaggi”.

Cronenberg dal canto suo ritira il premio impassibile. Alto, allampanato, occhiali scuri dalla spessa montatura che sotto i riflettori della Sala Grande si colorano di inquietanti bagliori rossi, il regista si muove sul palco con le consumate movenze di una star d’altri tempi. Ma attenzione. Il re dell’horror e della fantascienza, signore e padrone di tanti mostri che dalle sale cinematografiche e dallo schermo televisivo hanno fatto irruzione nelle nostre vite (lasciando un segno indelebile nelle nostre menti), è oggi più presente, provocatorio e proiettato nel futuro che mai.

Ritirando il premio e osservando la prestigiosa statuetta, con un sorriso alla platea, questi i suoi commenti: “Siamo tutti in qualche modo dei mostri. Anche noi qui su questo palco. Mostri del cinema e dell’arte. Anche questo premio è un mostro: un leone con le ali che si appresta a spiccare il volo, con una lunga coda per di più. Per me rappresenta il mostro dell’arte. Quindi lunga vita ai mostri e al mostro dell’arte, che possa sconfiggere le nostre paure e i nostri nemici. Grazie a tutti”

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