Venezia 75. Tutti i titoli Netflix in concorso. Sulla via degli Oscar? Tra le grandi novità di Venezia 75 una di quelle che stanno passando più sottotono, ma che lascerà senza dubbio un segno tangibile nel più ampio panorama del cinema internazionale, è l'apertura incondizionata di Venezia 2018 ai titoli della moderna distribuzione in streaming. 6 titoli Netflix in rassegna parlano chiaro. E c'è già chi vocifera di futuri possibili Oscar. Vediamo allora di conoscerli meglio

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VENEZIA 2018 - 75. Mostra del Cinema di Venezia

VENEZIA 75 – Non solo film e proiezioni ma anche venti di cambiamento quest’anno in laguna, dove la manifestazione cinematografica più antica del mondo apre senza condizioni allo streaming online. In aperta controtendenza con quanto avvenuto a Cannes a marzo e con buona pace dei circuiti di distribuzione.

Una presa di posizione forte e senza tentennamenti quella della 75. Mostra del Cinema di Venezia, che apre ufficialmente allo streaming e al re indiscusso del web: Netflix. Spianando la strada al futuro e prendendo atto di un dato che il grande pubblico, ma anche grandi registi e grandi interpreti, sembrano aver già assimilato da tempo: il valore e la grandezza di una pellicola non passano necessariamente per la grande sala o quantomeno non possono essere subordinate alle differenti modalità di fruizione. Così almeno nell’ottica della direzione artistica veneziana, che da sempre non fa misteri di considerare la qualità un principio slegato da qualsivoglia dispositivo, mezzo di produzione o logica di mercato.

Una scelta netta e coraggiosa portata avanti con stile ed eleganza, che sta passando quasi inosservata e forse è anche giusto così. Perché alzare barricate e fomentare divisioni non è in alcun modo nello stile del Festival, e non si confà nemmeno a una location come Venezia che ha sempre traghettato nel mondo arte e cultura facendosi ponte di scambi tra merci e nazioni ma anche facilitando (sarà questo l’ennesimo caso?) cambi di paradigma e allargamento degli orizzonti.

Dopo la bufera di Cannes una bella vittoria per Netflix, il colosso del web, che con sei titoli in rassegna raccoglie il prestigioso via libera della “kermesse” veneziana, senza contare la prima mondiale e il premio speciale assegnati a “The Other Side of the Wind” di Orson Welles, di fatto fuori concorso assieme al documentario “They’ll like me when i’m Dead” che ne racconta i dietro le quinte.

La domanda a questo punto è legittima. E se uno di questi titoli vincesse addirittura il Leone d’Oro? L’ipotesi suona un po’ remota, una sorta di “too much”, non per altro, ma mai dire mai.  Anche perché Netflix punta lontano e gli osservatori più attenti intravedono già, tra le pieghe dei regolamenti, futuri possibili Oscar. La strada è ancora lunga ma vediamo intanto di conoscerli meglio.

NETFLIX: I TITOLI IN LIZZA

Ecco di seguito tutti i film presenti in laguna che subito dopo il Festival entreranno a pieno titolo nel catalogo Netflix: Roma di Alfonso Cuaron, The Ballad of Buster Scruggs di Joel e Ethan Coen, 22 July di Paul Greengrass,  Sulla mia pelle di Alessio Cremonini (in concorso nella sezione Orizzonti). E FUORI CONCORSO: The Other Side of the Wind di Orson Welles e They’ll love me when I’m dead di Morgan Neville.

“Roma” di Alfonso Cuaron

Con Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Marco Graf, Daniela Demesa, (DRAMMATICO) – MESSICO.
In proiezione al lido il 30 agosto, “Roma” di Alfonso Cuaron è ambientato a Città del Messico negli anni 70 e segna l’attesissimo ritorno di Cuaron dopo il grande successo (e relativo corredo di Oscar) di “Gravity” del 2014. La vicenda ruota attorno alla storia di Cloe, domestica indie di umili origini al servizio di una ricca famiglia spagnola, e punta lo sguardo sulle contraddizioni e le tensioni sociali che si nascondono tra le pieghe di un paese a un punto di svolta. Rigorosamente in bianco e nero e dalla forte impronta autobiografica, il film ha richiesto 5 anni per la realizzazione e un notevole dispiego di mezzi e risorse, tra cui l’acquisto della casa originale di Cuaron, in cui il regista appare con la moglie interpretando se stesso.

“The Ballad of Buster Scruggs” di Joel e Ethan Coen

Con James Franco, Tim Blake Nelson, Zoe Kazan, Saul Rubinek (WESTERN) – USA
Originariamente concepita come mini-serie TV in sei episodi, “The Ballad of Buster Scruggs” di Joel e Ethan Coen approda a Venezia il 31 agosto in forma di western antologico, creando scompiglio nella stampa più frettolosa che lo menziona ancora a fasi alterne ora come film ora come prodotto televisivo. La pellicola si è infatti trasformata strada facendo e nella forma attuale ricalca il modello di quei film antologici italiani anni 60, tanto cari ai fratelli Cohen, che raggruppavano storie di registi diversi attorno ad un tema comune. Nel passaggio da serie TV a pellicola compiuta molti intravedono l’intento di Netflix di presentare il titolo agli Oscar (regolamenti permettendo).
Noi intanto sappiamo per certo che sullo sfondo del vecchio west troveremo: la storia di un cowboy canterino; le avventure di un improbabile ladro di banche e bestiame; uno show di teatro itinerante; un cercatore d’oro raggirato; una donna in viaggio con due guide; una diligenza diretta coi suoi passeggeri verso una meta misteriosa. Nonché l’imprevedibile, immancabile e corrosivo, black humor dei fratelli Cohen.
Per l’Oscar o eventuali Leoni d’Oro non ci resta che attendere.

The Ballad of Buster Scruggs, di Ethan e Joel Cohen, NETFLIX

22 July di Paul Greengrass

Con Anders Danielsen Lie, Jon Øigarden, Lars Arentz-Hansen, Tommy Hyving (BIOGRAFICO) – NORVEGIA
“22 July” di Paul Greengrass, un’altro dei grandi esclusi da Cannes, ci trasporta sull’isola norvegese di Utoya, dove il 22 luglio 2011 un uomo travestito da poliziotto, Anders Breivik, iniziò a inseguire e a sparare sui giovani che stavano prendendo parte a un campo estivo. Una strage che lasciò scioccato il mondo intero, narrata attraverso gli occhi di uno dei sopravvissuti e da un regista che non ha paura di toccare temi socialmente scottanti. Suoi i racconti di analoghi passaggi difficili della storia, come “Bloody Sunday” (2002) sui tragici scontri del 30 gennaio 1972 in Irlanda del Nord. E suo anche United 93 (2005)uno dei primi film dedicati ai fatti dell’11 settembre 2001. Nelle parole della direzione artistica del Festival: “la ricostruzione minuziosa di uno degli episodi più sconvolgenti di terrorismo in Europa”. In proiezione al lido il 5 settembre

22 July, Greengrass

Sulla mia pelle di Alessio Cremonini

Con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora, Milvia Marigliano, Andrea Lattanzi, (DRAMMATICO) – ITALIA.
Tra caserme di carabinieri e stanze d’ospedale, il racconto crudo e disincantato dell’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, una delle più discusse vicende di cronaca dell’Italia contemporanea. Un incubo fatto di carte e burocrazia, un’odissea consumata tra stanze anguste e spazi asettici, autorizzazioni non concesse e responsabilità non assunte, a cui la stessa vittima partecipa con inerme e disincantata rassegnazione, senza cercare di ribellarsi. Un film giocato più sul non detto (e non visto) che su esplice scene di violenza, anche in considerazione dell’iter giudiziario ancora in corso. Ma che sposa di fatto la tesi della famiglia Cucchi. Sullo sfondo: un sistema che pare concentrato più sulla sua autodifesa che sul rispetto delle regole.
Il film apre la rassegna “Orizzonti”, posto d’onore riservato lo scorso anno a “Nico 1988” di Susanna Nicchiarelli, premiato poi come miglior film della sezione. Sarà un segno? La grande interpretazione di Alessio Borghi e l’impressionante lavoro di regia di Cremonini lo meriterebbero. Anche considerando che il regista ha al suo attivo un solo film, peraltro mai distribuito nei circuiti commerciali.

The Other Side of the Wind di Orson Welles

Con John Huston, Peter Bogdanovich, Oja Kodar, Robert Random, Lilli Palmer, Edmond O’Brien, (DRAMAMTICO) – USA
Chiude in bellezza la nostra carrellata Netflix “The Other side of the Wind”, l’ultimo film di un gigante della cinematografia internazionale come Orson Welles, destinato a fare scalpore da tanti punti di vista, fosse anche solo per le sue intricate vicissitudini di realizzazione. Iniziato nel 1970 e rimasto incompiuto nel 1976, il film vede la luce grazie al supporto finanziario di Netflix dopo oltre quarant’anni dalle prime riprese. La sua realizzazione ha richiesto un enorme sforzo storico, artistico e tecnico, oltre che economico, ed è il risultato della collaborazione a vari livelli di alcune delle personalità più straordinarie della storia del cinema, non ultimo un cast stellare. Il film ha ricevuto il plauso di Peter Bogdanovich, a cui lo stesso Orson Welles aveva chiesto di portare a compimento il lavoro se lui non fosse riuscito a finirlo. Fedele alle note e alle bozze di montaggio elaborate dal grande regista – sopravvissute alla sua scomparsa – la pellicola riceve il 31 agosto a Venezia il premio “Campari Passion for Film”, assegnato a Bob Murawski per il montaggio (oltre 100 ore di girato dell’epoca di tutti i formati). E fa il paio con la proiezione del documentario “They’ll Love Me When I’m Dead” di Morgan Neville, che ne racconta tutta la storia e le peripezie di realizzazione. Va detto che per essere un film estromesso da Cannes, “The Other Side of the Wind” di Orson Welles pare aver già recuperato a Venezia larga parte del terreno perduto. Anche se non sembra aver convinto tutti. Ma come per i grandi vini d’annata occorrerà lasciar sedimentare i giudizi frettolosi e le esternazioni a caldo prima di riuscire ad orientarsi nel prevedibile polverone mediatico e nel guazzabuglio di aspettative sollevati dalla sua uscita. Cannes non esclusa. Nettare o Aceto? Sicuramente non per tutti i palati.

 

 

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