ACADEMY AWARDS – Si avvicina la Notte degli Oscar, la cerimonia in cui il prossimo 4 marzo il Gotha del cinema internazionale, riunito a Hollywood, assegnerà le statuette più ambite del pianeta. In attesa dell’apertura del red carpet ci siamo addentrati nella selva delle nomination. Tra disquisizioni tecniche, valutazioni critiche, scelte di cuore e – perché no – una punta di gossip.
La Mostra Cinematografica del Cinema di Venezia, il Festival di Cannes, blasonati Festival di Locarno, Toronto, Berlino fino allo spirito indie del Sundance Film Festival sono splendide vetrine per i registi di vecchia e nuova generazione e ricevere premi prestigiosi come la Palma d’Oro o fieri e feroci animali come Orsi e Leoni dorati non può che essere un grande onore.
Riuscire a toccare e sollevare fino al cielo la statuina dorata dell’Academy Award, però, è il sogno che si avvera, è il coronamento di una carriera straordinaria, l’incredibile e incisiva traccia che un attore, un regista ed eccezionali personalità del cinema lasceranno ai posteri.
Mister Oscar, la famosa statuetta, nudo e pelato cavaliere di 35 centimetri che dal 1929 siede su cinque piccoli cerchi metaforici – le cinque principali figure della settima arte: attori, registi, produttori, tecnici e scrittori – mai come quest’anno ha messo sul filo di partenza pellicole di grandissimo spessore, registi di formidabile talento, attori e attrici incredibili.
Chi vincerà? Viste le premesse, il risultato è quanto mai incerto. Noi però, osservando l’assegnazione dei Golden Globe e i recenti BAFTA, termometri che in più di una occasione hanno fatto da fortunata cassa di risonanza ai passati vincitori, qualche idea ce la siamo fatta. E in attesa di veder sfilare i contendenti sul celebre red carpet, vi proponiamo un recap di tutte le nomination, con un occhio particolare a quella per il miglior film. Collocate in ordine inverso, dal nono al primo posto, su una scala dettata anzitutto dal cuore ma con a margine – per ogni titolo – qualche riflessione più ragionata e realistica sulle chance di vittoria. Tra disquisizioni tecniche, apprezzamenti critici e, non ultimo, l’immancabile gossip.
AND THE WINNER IS… A VOI LA SCELTA
9. The Post di Steven Spielberg
Un regista che non ha bisogno di presentazioni, Steven Spielberg, dirige due attori altrettanto eccezionali, Meryl Streep e Tom Hanks, in un racconto storico contemporaneo che è ormai entrato nel mito: al centro della vicenda la libertà d’informazione e il ruolo del giornalismo nella società, un tema scottante anche ai giorni nostri, più che mai divisi tra “fake news”, alchimisti della parola, servi del potente di turno e politici privi di ogni senso della misura. Partendo da un fatto d’attualità, la sofferta decisione della coraggiosa editrice del Washington Post, Katharine Graham, di pubblicare nel 1971 i documenti riservati sulla Guerra del Vietnam – che smascherarono le menzogne del presidente Nixon e della sua classe politica -, Spielberg crea immagini potenti e una narrazione evocativa, che ha tratti in comune con il suo precedente “Lincoln”. All’anima, però, arriva più che la storia una lezione sul cinema.
*** 2 candidature ***
miglior film, miglior attrice protagonista (Meryl Streep)
Chance di vittoria: 0/9
Troppi i film più intensi, anche se magari tecnicamente meno perfetti, tra i concorrenti. Tre Oscar già vinti da Meryl Streep in passato non giocano a suo favore: sempre strepitosa, questa donna, ma attendiamo il quarto per prossimi futuri ruoli.
8. Lady Bird – Scott Rudin, Eli Bush e Evelyn O’Neill
Un racconto di formazione al femminile in cui una studentessa dell’ultimo anno di liceo, brillante e intellettualmente dotata, lotta per lasciarsi alle spalle la vita di provincia e una madre molto complicata, insieme alla paura del futuro e alla sensazione di essere una mosca bianca in una scuola dove tutti sembrano vivere a un’altra velocità. Tra dialoghi profondamente ironici e tenerezze adolescenziali, il racconto in parte autobiografico della regista Greta Gerwig ha fatto breccia nel cuore del target di riferimento e il merito va in larga parte alla splendida prova attoriale di Saoirse Ronan e alla presenza del giovane – ma già grande star – Timothée Chalamet. Dimostrazione che la regista ha un’ottimo senso dell’opportunità nella scelta del cast.
Come tante storie dedicate agli under 30, presenti in tanti festival del cinema indipendente, Lady Bird è delizioso ma, nonostante il grande potenziale, risente dell’impietosa concorrenza con registi e film di più incisiva e intensa bellezza.
*** 5 Candidature ***
miglior film, miglior attrice (Saoirse Ronan),
miglior attrice non protagonista (Laurie Metcalf),
miglior regista (Greta Gerwig), migliore sceneggiatura originale (Greta Gerwig).
Chance di vittoria per il miglior film: 0/9
L’effetto “time’s up” si fa sentire. Il premio a una regista donna darebbe una grande scossa al sistema maschilista di Hollywood, ma non sarebbe davvero meritato.
Le due attrici nominate, in particolare la Ronan, sono eccellenti interpreti ma quanto a migliori attori noi tifiamo sfacciatamente per Frances McDormand di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” e per Lesley Manville de “Il Filo Nascosto”.
7 – L’ora più buia (Darkest Hour) di Joe Wright
Poderosa e precisa rivisitazione storica di una figura politica di grande rilievo, Winston Churchill. Appena diventato Primo Ministro, in pieno conflitto bellico, Churchill è messo a dura prova dovendo scegliere se trattare la pace con la Germania nazista o resistere e continuare a combattere in nome della libertà. La sua decisione ha cambiato il corso della storia. L’ora più buia vive totalmente in simbiosi con l’interpretazione magistrale di Gary Oldman, che merita da tanto di portarsi a casa la statuina dorata. L’incredibile trasformazione fisica dell’attore, supportata da tre make-up artists, piace molto a Hollywood, notoriamente a favore di chi plasma il corpo in modo vistoso per poter interpretare una parte; sicuramente uno degli ingredienti della sua perfetta caratterizzazione, ma non l’unico. Per chi se lo fosse perso, consigliamo caldamente lavisione in lingua originale, per non perdere nessuna sfumatura e intonazione dell’attore.
*** 6 candidature ***
miglior film, miglior attore (Gary Oldman), migliore fotografia (Bruno Delbonnel), migliore scenografia (Sarah Greenwood e Katie Spencer), miglior trucco (David Malinowski, Lucy Sibbick e Kazuhiro Tsuji), migliori costumi (Jacqueline Durran)
Chance di vittoria per il miglior film: 0/9
Il regista Joe Wright è bravo e dirige senza una sbavatura ma c’è molta maniera e, soprattutto, senza Gary Oldman il film non sarebbe arrivato nemmeno alla nomination. Ottime possibilità per il miglior trucco e i migliori costumi, che dovranno comunque giocarsela con “La forma dell’acqua”.
Noi diamo per assodata la vittoria di Oldman a miglior attore, diciamo al 90%, anche se la meravigliosa presenza di Daniel Day-Lewis ne “Il Filo Nascosto” e il davvero ottimo Timothée Chalamet in “Chiamami col tuo nome” di Guadagnino potrebbero rendere il restante 10% più insidioso del previsto.
6 – Dunkirk di Christopher Nolan
Anche Dunkirk, curiosamente mette in pellicola come “L’ora più buia” il racconto della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1940, con la Francia invasa dalle truppe tedesche, gli alleati si ritirano sulle spiagge del Nord della Francia, a Dunkerque, in attesa che le proprie truppe li raggiungano per liberarli.
Diretto magistralmente da Christopher Nolan, che sceglie il racconto a tre episodi come cerchi concentrici, separati da un risicato arco temporale, Dunkirk se fosse arrivato nelle sale qualche anno prima o dopo il 2018 avrebbe potuto trionfare a mani basse. Con il parterre di filmiche stelle di quest’anno invece, il rischio che passi senza aggiudicarsi il premio dei premi è elevato.
*** 8 candidature ***
miglior film, miglior regista (Christopher Nolan),
migliore fotografia (Hoyte Van Hoytema), miglior montaggio (Lee Smith),
migliore scenografia (Nathan Crowley e Gary Fettir), migliore colonna sonora (Hans Zimmer), miglior sonoro (Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo),
miglior montaggio sonoro (Richard King e Alex)
Chance di vittoria come miglior film: 0/9
Si batterà sicuramente con onore per gli Oscar tecnici insieme a “La forma dell’acqua” e “L’ora più buia” e, soprattutto nella categoria sonoro, potrebbe dare grandi soddisfazioni.
5. Scappa (Get Out) di Jordan Peele
Con “Get Out”, le previsioni si fanno sempre più difficili. Uno dei film rivelazione dell’anno, ha una trama intricata e profondamente complessa che parte con la suspense di un rapimento, si inoltra nei toni da commedia rosa con una coppia di giovani neo fidanzati e sfuma in nero nel sorprendente finale. Lui afroamericano e lei bianca, si ritrovano nella bella e ricca casa di famiglia della ragazza per festeggiare in grande stile una riunione di famiglia che prenderà inediti sentieri tra horror, thriller e grottesche forme di razzismo.
*** 4 candidature ***
miglior film, miglior attore (Daniel Kaluuya),
miglior regista (Jordan Peele), migliore sceneggiatura originale (Jordan Peele).
Chance di vittoria per il miglior film: 3/9.
Iniziamo a vacillare perché Get Out è davvero l’outsider che potrebbe sovvertire le regole della cerimonia e sbancare il banco premi, con merito. In particolare, il protagonista Daniel Kaluuya erode le nostre certezze e fa abbassare l’entusiastico 90% di vittoria di Gary Oldman di 10 punti, così come aumentano le possibilità per il regista Jordan Peele di prendere la statuina per la miglior sceneggiatura originale.
4. Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name) di Luca Guadagnino.
Non possiamo non tifare per un regista italiano che, come tutti i professionisti di talento, è molto amato o molto controverso, in modo particolare in madrepatria. “Chiamami col tuo nome” è riuscito non solo a raccontare una magnifica storia d’amore incidentalmente omosessuale ma anche a mettere d’accordo tutte le fazioni. Impossibile non rimanere soggiogati e avvinti dal racconto, che mostra la serafica magia della provincia italiana dei primi anni ’80 e segue con ritmi cadenzati e perfetti il nascere di una passione – tutt’altro che ascetica – tra Elio (Chamamet) e Oliver (Armie Hammer). Elio e Oliver, un ragazzo di 17 anni e un uomo prossimo ai 30, si conoscono, si scontrano, vivono di cultura e attese in una placida estate, rigogliosa di acqua natura e frutti. Complice l’estetica statuaria di Hammer e la grazia intensa di Chalamet, noi non vediamo nemmeno l’ombra di quello scandalo e di quella volgarità che certa maliziosa stampa ha voluto rimarcare.
*** 4 candidature ***
miglior film, miglior attore (Timothée Chalamet),
migliore sceneggiatura non originale (James Ivory),
miglior canzone (Sufjan Stevens) per Mystery of Love
Chance di vittoria per il miglior film: 2/9
Un due più con il cuore che con la testa, le possibilità ci sembrano risicate per pura concorrenza di rango.
Il giovane e virtuoso Chalamet riduce di 10 punti la vittoria di Oldman come miglior attore. Perché è bravissimo e, a soli 22 anni, ha interpretato una parte incredibilmente complessa ed emotivamente difficile sbalordendo tutti. Guadagnino ha buone possibilità di vittoria per la sceneggiatura non originale e la miglior canzone, Mystery of Love, un piccolo capolavoro musicale come tutta la colonna sonora del film.
3. La forma dell’acqua (The Shape of Water) di Guillermo del Toro
Siamo arrivati al terzo posto, vale a dire al podio.
“La forma dell’acqua” piace a tutti: storia d’amore anti-convenzionale tra una donna che non può parlare e una sorta di mostro ittico dotato di poteri incredibili, il film è calato nelle suggestive ambientazioni dell’America degli anni ’60, tra tensioni da Guerra Fredda e nostalgia di un cinema immaginifico.
Grottesco e romantico, a metà strada tra dramma e graffiante commedia, Guillermo del Toro ci regala una grande performance e dirige interpreti a dir poco perfetti nel rappresentare tutte le sfumature dell’amore, della paura e dell’odio.
Unica nota dolente, la recente polemica su un possibile plagio del testo teatrale “Let Me Hear You Whisper” di Paul Zindel del 1969, già peraltro trasposto in versione filmica dello stesso Zinder. Molte le analogie e altrettante le differenze, non è dato sapere se la controversia peserà sulle assegnazioni finali.
*** 13 nomination ***
miglior film, miglior attrice (Sally Hawkins),
miglior attore non protagonista (Richard Jenkins),
miglior attrice non protagonista (Octavia Spencer),
miglior regista (Guillermo del Toro), miglior colonna sonora (Alexandre Desplat),
miglior sceneggiatura originale (Guillermo del Toro, Vanessa Taylor),
miglior fotografia (Dan Laustsen), miglior montaggio (Sidney Wolinsky),
migliori costumi (Luis Sequeira), miglior sonoro (Brad Zoern, Glen Gauthier, Christian T. Cooke), migliore scenografia (Paul D. Austerberry Shane Vieau, Jeffrey A. Melvin),
miglior montaggio sonoro (N. Robitaille)
Chance di vittoria come miglior film: 5/9
Grande favorito, testa a testa con “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, è un film da Oscar sotto molti punti di vista. Molto quotata la vincita per la miglior fotografia (davvero spettacolare) e per la scenografia. Non in più tifiamo per gli attori Spencer, Hawkins, Jenkins.
2. Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri) di Martin McDonagh
Ha già praticamente vinto tutto, quello che in Italia viene chiamato simpaticamente “Tre manifesti”: un concentrato di dramma e humor nerissimo, una storia che porta dentro di sé tanto il germe della perdizione umana che la sua cura. Mildred Hayes vive nel profondo e arcaico Missouri e cerca vendetta per la figlia, uccisa e violentata sei mesi prima da uno sconosciuto. Per ottenerla, affitta tre cartelloni pubblicitari lungo la stradale e fa affiggere tre domande per lo sceriffo Willoughby (Woody Harrelson), colpevole a suo avviso di non aver fatto abbastanza per trovare l’assassino. La sua scelta avrà delle ricadute tanto su di lei quanto su molti suoi concittadini. Regista bravo come pochi a mescolare il dramma con il suo perfetto contraltare, la commedia, McDonagh offre agli spettatori uno spettacolo di varia umanità che fonde bene e male, speranza e sconforto e rovescia continuamente piani e prospettive.
Interpretazione toccante, sentita, ruvida, incredibilmente commovente e incredibilmente divertente, Frances McDormand per noi ha già la statuetta in mano ma vorremmo che anche l’Academy glielo riconoscesse. Sarebbe il suo secondo Oscar dopo quello vinto con Fargo nel 1997.
*** 7 candidature ***
miglior film, miglior attrice (Frances McDormand),
miglior attore non protagonista (Woody Harrelson),
miglior attore non protagonista (Sam Rockwell),
miglior sceneggiatura originale (Martin McDonagh),
miglior montaggio (Jon Gregory), migliore colonna sonora (Carter Burwell)
Chance di vittoria come miglior film: 7/9
Siamo ottimisti. Così come siamo fiduciosi per l’assegnazione di una statuetta a Gary Oldman, lo siamo altrettanto per Frances McDormand e lo siamo in modo particolare per il talentuoso Sam Rockwell, mai così bravo e mai così sgradevole. Un ex equo con il suo collega Woody Harrelson sarebbe assai gradito.
1. Il filo nascosto (Phantom Thread) di Paul Thomas Anderson
Lo diciamo subito, per togliervi la curiosità: no, Il filo nascosto non vincerà l’Oscar per il miglior film. Non ha chance. Non ha chance non perché non sia meritevole – è il miglior film dell’anno e non solo tra i nove candidati agli Oscar – ma perché è troppo perfetto, troppo cinematografico, troppo cerebrale e privo di facile appeal come lacrime assicurate o effetti speciali. Nessun pesce umanizzato, madre straziata, afro-americano braccato, adolescente complessata, niente giovani innamorati ma semplicemente un uomo e una donna che si amano a loro modo. Vi sembra banale? Non lo è, per il semplice fatto che, in questo film, il racconto è tutto. Paul Thomas Anderson firma un vero classico del brivido, come solo Hitchcock sapeva fare, e gli regala un’allure moderna, uno stile unico e una estetica incandescente anche se trattenuta.
Daniel Day-Lewis dà l’addio al cinema con questa sua ultima interpretazione, la meno scenografica ma la più difficile e sentita di tutta la sua carriera, calandosi nei panni di uno stilista nella Londra del secondo dopoguerra. Un artista del vestito con una personalità forte, una creatività fiorente e una donna che diventerà la sua obbediente musa ma che lo cambierà per sempre.
*** 6 candidature ***
miglior film, miglior regista (Paul Thomas Anderson), miglior attore (Daniel Day-Lewis), miglior attrice non protagonista (Lesley Manville), migliori costumi (Mark Bridges),
migliore colonna sonora (Jonny Greenwood)
Chance di vittoria per il miglior film: 0/9
Avevamo parlato delle chance di Oldman per un Oscar? Ebbene, se il mondo degli Oscar fosse più giusto, Daniel Day-Lewis lo meriterebbe a parimerito. Ma le cose andranno diversamente. Noi, comunque, tifiamo anche per la meravigliosa e cattivissima Lesley Manville: indosserebbe la statuetta in modo sublime!
E voi quale film pensate vincerà? Ma, soprattutto, per chi tiferete la notte del 4 marzo?