Twin Peaks, the Return. Come rivoluzionare il concetto di revival

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2003
Twin Peaks, the Return (stagione 3)

SERIE TV – Sono passati mesi da quando è andata in onda l’ultima puntata di Twin Peaks: the Return (3a stagione), e ancora le surreali visioni intrise di ricordi, salti temporali e auto-citazioni messe in campo dal duo Lynch/Frost faticano a scomparire. Bene, sappiate che a breve si complicheranno perchè il 5 dicembre 2017 uscirà l’edizione homevideo, un cofanetto in DVD e Blu-ray ricco di contenuti speciali, annunciato dallo stesso Lynch con un criptico post su Twitter. Nell’attesa vi proponiamo la nostra rilettura. Rigorosamente *CON SPOILER*.

Le ultime due parti di Twin Peaks : the Return hanno scatenato forse la più vasta caccia alla teoria che si sia mai vista nella storia delle serie tv. Il che è anche comprensibile, dato che gran parte degli spunti esoterico-filosofici sono arrivati proprio nel finale di stagione di uno show il cui futuro è più incerto del meteo. Che si trattasse di un revival atipico l’avevamo accettato, ma probabilmente non eravamo pronti a recepire la quantità di surrealismo televisivo fornito dalla sacra coppia composta da David Lynch e Mark Frost. In 18 puntate (pardon, parti) abbiamo assistito al dipanarsi di alcuni vecchi misteri, ovviamente non spiegati, ma svelati nell’atto di creazione dei nuovi. Un susseguirsi di antico e contemporaneo che ci ha tramortito, anche perché inserito in un flusso temporale in cui l’azione non va necessariamente sempre in avanti, ma si ripiega di continuo su sé stessa.

È proprio il tempo con le sue declinazioni metafisiche a costituire uno dei più potenti punti focali di Twin Peaks :  the Return. Un ritorno che è insieme fisico, mentale, nostalgico e cronologico. La nuova narrazione è fin da subito intrisa di ricordi, li contiene fisicamente, ma fino alla 16esima parte i rimandi alle stagioni originali erano considerabili come splendide quanto lineari auto-citazioni. Nessuno si aspettava il lavoro di manipolazione emerso con la parte 17. Contestualizziamo velocemente: Bad Cooper e Good Cooper si incontrano al Dipartimento di Polizia di Twin Peaks. Lucy uccide il tulpa malvagio e il ragazzo con il guanto verde infrange la sfera contenente Bob, adempiendo al proprio destino. Naido si scopre essere la vera Diane, che si ricongiunge a Dale Cooper, finalmente libero dalla maledizione del proprio doppio. In realtà di Cooper ce ne sono ancora due, dato che Doguie viene ricreato e rispedito a casa con Janey-E e il figlio. Lieto fine. E invece no, perché Dale Cooper non ha portato a termine la sua missione: salvare Laura Palmer. Attraverso la camera numero 315 del Great Northern Hotel, Dale torna indietro nel tempo, all’ultima notte di vita di Laura, il 23 febbraio 1989.

Twin Peaks, the Return (stagione 3)

Prima di andare, Mike ci avverte: “Nell’oscurità di un futuro passato il mago desidera vedere. Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l’altro. Fuoco, cammina con me”. Qui la storia si fa complessa, poiché il passato in cui torna Cooper è infatti uno stralcio del film “Fuoco cammina con me”, letteralmente. Cooper assiste al litigio tra Laura e James, quello durante il quale la ragazza guarda nel bosco e urla, fissando inconsapevolmente proprio il punto in cui si trova l’agente Cooper. Ci siamo? Stiamo riscrivendo il passato. Le immagini sono in bianco e nero, per segnare la distanza e l’appartenenza di quel momento a un’altra epoca. Brividi. Poi Laura scappa nel bosco e qua succede il finimondo. Il nuovo Dale incontra la vecchia Laura. I due si guardano e poi si prendono per mano. In quel momento Laura è salva, il passato è stato modificato. Torna il colore, perché ora il passato si è rinnovato, è il future past dell’Uomo con un braccio solo. Il salvataggio di Laura ha riscritto la sua storia e ha riscritto contemporaneamente tutta la storia di Twin Peaks.

Subito dopo vediamo la spiaggia, la storica roccia, la risacca delle onde, il cielo plumbeo e il corpo di Laura wrapped in plastic. Come sempre. Poi addio, i nostri occhi assistono alla magia di Laura che viene cancellata dal suo posto. Cancellata. David Lynch ci riporta a casa, a Twin Peaks, dove tutto è iniziato con l’omicidio della giovane Palmer e lo elimina. Spazza via il motore primario della propria storia, riscrive il proprio lavoro essenzialmente distruggendolo. Qui mi è esploso il cervello, pensando all’atto distruttivo di Lynch nei confronti della propria creazione, portato avanti in nome dell’amore per Laura. Per lei sarebbe pronto a spazzare via tutto, a riscrivere la sua storia mille volte pur di salvarla dalla perdizione, dal dolore, dalla morte. Un atto d’amore guida Lynch e guida Cooper, anche dopo aver perso nuovamente Laura nel bosco. Sarebbe stato un secondo lieto fine alternativo, ma figuriamoci. Laura viene risucchiata urlante nel buio della notte e l’episodio si chiude con lo straziante parallelo del brano di Julee Cruise: “Cado da sola nella notte. Amore non andartene, torna e resta”. Lacrime.

La parte 18 affonda il coltello ancora più in profondità. Rivediamo la scena della separazione nel bosco e rivediamo Cooper nella Loggia, proprio come già mostrato nella Parte 2 di The Return. “È il futuro o è il passato?” ci chiede Mike e noi non lo sappiamo più. Abbiamo visto una realtà in cui il Twin Peaks originale non esisteva e stiamo per vedere una realtà in cui Laura Palmer non è Laura Palmer. Un universo parallelo in cui è riuscita a fuggire, ma in cui si ritrova comunque nei guai, tormentata, sola e infelice. Fatto sta che, attraverso Carrie Page, Lynch è riuscito a riportare in vita la propria eroina tragica, non più soltanto attraverso i ritratti, i ricordi o la sua proiezione nella Loggia Nera. Carrie vive a Odessa e insieme a Cooper torna a Twin Peaks. La sua cittadina e la sua casa non sono però più le stesse. Non c’è sua madre Sarah in casa (grazie al cielo), nessuno si ricorda dei Palmer. In che anno siamo? Sappiamo solo che la donna che apre la porta a Dale, Alice Tremond, è interpretata dalla reale proprietaria della casa, Mary Reber. La reale proprietaria, reale come noi.

Abbiamo affrontato un viaggio nel tempo e due salti dimensionali non ben identificati per arrivare qui, eppure non abbiamo idea di chi siamo, dove o quando. Abbiamo ritrovato Laura, abbiamo riscritto la Storia di Twin Peaks, ma quello che abbiamo preso sottobraccio, calandoci totalmente nei panni dell’agente Cooper, sembra uno stordito e confuso simulacro di Laura. Un essere che ha appena scoperto di aver un passato che non riesce a ricordare, ma che una voce minacciosa riporta nell’orrore di memorie sopite. Andiamo pure avanti con le teorie, con le congetture e le macchinazioni, ma teniamo a mente che abbiamo visto fare a pezzi Twin Peaks per poi ricostruirlo, in un inedito concetto di revival paradossale che utilizza il futuro per dare nuova vita al passato. Abbiamo visto cancellare, rimontare, eliminare l’originale, per poi riassemblarlo e integrarlo con l’accenno a un multiverso che non abbiamo neanche iniziato a esplorare. Che viaggio magnifico è stato.

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