BOLOGNA – La Pinacoteca Nazionale di Bologna ospita, dal 12 ottobre al 15 novembre 2018, la mostra “Bacco e Arianna di Guido Reni. Singolari vicende e nuove proposte” curata da Andrea Emiliani, uno dei massimi studiosi del grande maestro del Seicento.
“Bacco e Arianna” di Guido Reni. Una “macchina decorativa” dal forte carico allegorico che destò scandalo all’epoca in cui vide la luce per i nudi presenti nella raffigurazione. Un dipinto dalle singolari vicende di cui rimane solo un monumentale frammento, custodito nella storica istituzione bolognese. Una grande opera pittorica di cui si è rischiato di perdere traccia, e che oggi trae linfa vitale dal confronto con le sue copie. Questo il racconto di una mostra che aggiunge nuovi tasselli alla ricostruzione della storia dell’opera, travagliata e misteriosa quanto quella del suo autore.
Guido Reni, nato a Bologna nel 1575, lavorò soprattutto tra Bologna e Roma, suscitando l’ammirazione dei suoi contemporanei, più volte anche a scapito dei Carracci, dei quali era stato allievo dopo avere optato per la carriera artistica, abbandonando gli studi di musica a cui lo aveva avviato il padre musicista. Tale fu la sua fama, che veniva chiamato col solo nome di Guido, come accade per i più grandi della pittura. Il suo lavoro si allontanò dal manierismo per realizzare uno stile che conciliasse il classicismo raffaellesco con lo studio della natura tipico di Caravaggio. Forse fu proprio questa sua pur meravigliosa ambiguità la causa dell’alternanza con cui Guido salì o scese nella considerazione dei critici nel tempo.
Le Nozze di Bacco e Arianna, il dipinto protagonista della mostra bolognese, sembra raccontare, con la sua storia colma di ostacoli, incertezze e avventure, la storia stessa del maestro che lo ha realizzato. Guido Reni fu contattato nel 1637 da Papa Urbano VIII e da suo nipote il cardinale Francesco Barberini per creare una grande opera da donare alla cattolica Enrichetta Maria di Borbone, moglie del Re d’Inghilterra Carlo I Stuart. L’opera doveva essere un regalo di nozze per la coppia, era destinato al soffitto della camera nuziale, e, al tempo stesso, un’immagine allegorica di una riunificazione della Chiesa, in periodo di Riforma Anglicana. Il soggetto di Bacco e Arianna fu prescelto a scapito della prima opzione di Cefalo e Aurora e realizzato a Bologna. La guerra civile in Inghilterra e la crisi del papato Barberini ritardano la spedizione del dipinto. Enrichetta lo riceve solo nel 1647 mentre si è rifugiata in Francia. Solo un anno dopo si vede costretta a venderlo a causa delle sue difficili condizioni economiche. L’acquirente è Michel Particelli d’Hémery, collezionista e ministro delle finanze del regno di Francia.
E da qui inizia la misteriosa storia del Bacco e Arianna di Guido Reni. Si narra infatti che, alla morte del Particelli, la moglie decise di distruggere il dipinto, perché scandalizzata dai nudi femminili. Altre fonti lo davano per bruciato. Nel 2002, però, Andrea Emiliani e Sir Denis Mahon riconoscono in un acquisto della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna un frammento dell’opera di Guido ritenuta perduta. Il frammento, alto due metri e venti e largo un metro e mezzo, convince gli studiosi che la tela originale non sia stata distrutta, ma smembrata, per renderne più facile la vendita. Vi si vede raffigurata Arianna con lo sguardo rivolto verso Bacco, presente nell’originale.
Nella mostra allestita alla Pinacoteca di Bologna abbiamo la possibilità di ammirare una copia del dipinto completo, attribuito a Giovanni Battista Bolognini (1611–1688), miglior allievo e collaboratore degli ultimi anni di attività del Reni. Infatti, data la grande notorietà che la rappresentazione di Bacco e Arianna aveva all’epoca, il papato e l’alta nobiltà scelgono di commissionare sempre al Reni dei prototipi del noto dipinto, su scala sia ridotta sia reale.
Il grande impiego del prezioso blu di lapislazzuli, a definire la dominante cromatica del dipinto del Bolognini come in quello del Reni, testimonia come l’artista abbia probabilmente lavorato sotto l’accurata guida del maestro, assecondandone le direttive. Al pari dell’originale anche la sua storia è alquanto complicata: il dipinto fu, infatti, commissionato a Guido Reni tra il 1640-1642; il Papato lo spedì in Inghilterra al Lord of Essex già nel XVII secolo. Nel 1777 viene venduto dagli Essex presso la casa d’aste Christie’s. Un cartellino affisso sul telaio ne riconduce la proprietà a Lord Bertram Ashburnham, che scelse a sua volta di venderlo nel 1850, sempre presso Christie’s. Dall’Inghilterra il dipinto arriva in Sud America a Rio de Janeiro, per poi passare per l’Argentina (Buenos Aires) dove entra a far parte di una delle più prestigiose collezioni d’arte private del paese e giugere infine in Uruguay, nella collezione privata Montevideo. Quest’ultimo prezioso dipinto inaugura una nuova pagina della travagliata storia del dipinto perduto del maestro Guido Reni, restituendo allo sguardo l’identità formale della grande “macchina” decorativa che furono le Nozze di Bacco e Arianna.
Come afferma infatti Andrea Emiliani “questa nuova acquisizione, di carattere privato, non potrà che giovare al riconoscimento della incantevole bellezza” del frammento del dipinto originale di Guido Reni, conservato alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Due tele romane provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini e dall’Accademia di San Luca, oltre alla traduzione a stampa realizzata dallo stesso artista, prima testimonianza grafica del dipinto, completano il percorso.
Il catalogo della mostra è edito da NFC Edizioni con l’introduzione di Mario Scalini, la prefazione di Elena Rossoni, i testi di Andrea Emiliani, Sergio Guarino e Claudio Seccaroni, Daniele Benati, Raffaella Morselli, e i testi scientifici di Stefano Volpin, Davide Bussolari e Cornelia Prassler.
INFO
Bacco e Arianna di Guido Reni
Dal 12 ottobre 2018 al 15 novembre 20
Pinacoteca Nazionale di Bologna
Via delle Belle Arti 56
www.pinacotecabologna.beniculturali.it
Orario: da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Ingresso con biglietto della Pinacoteca da 3€ a 6€