BOLOGNA – Inaugurata il 21 settembre alla presenza dell’artista in una affollatissima conferenza stampa, rimarrà aperta al pubblico dal 22 settembre al 21 gennaio 2018 la mostra “Nel segno di Manara”, la più grande esposizione antologica dedicata al grande maestro dell’illustrazione e del fumetto mai realizzata in Italia. Ben 130 le opere esposte, tra cui vari inediti, per rendere omaggio ai primi 50 anni della sua carriera.
Si dice “onoratissimo ma anche molto intimidito”, Milo Manara, all’inaugurazione della grande mostra antologica allestita per i 50 anni della sua carriera a Palazzo Pallavicini e aperta al pubblico dal 22 settembre a Bologna. Non è il pubblico a intimidirlo però, né tantomeno la folta schiera di fotografi e giornalisti accorsi per l’occasione – con cui di fatto si intrattiene ben oltre e al di là della scaletta programmata, creando un simpatico scompiglio tra gli organizzatori. E’ piuttosto l’antico palazzo l’oggetto delle sue reverenziali riflessioni, un tempo sede di fasto e corte di importanti personaggi storici, recentemente restaurato e restituito alla città assieme ai suoi splendidi affreschi.
“L’idea di esporre le mie storielle in un palazzo così mi lascia totalmente annichilito” si schernisce Manara “Non so come ringraziare, è la prima volta che una mia mostra viene allestita in una sede così sontuosa. Oltretutto sono anche il primo ad aprire una strada (allude all’apertura al pubblico di Palazzo Pallavicini, che la sua mostra di fatto inaugura, ndr) ed è un bel peso, spero sia lunga e fruttuosa”.
PALAZZO PALLAVICINI, GLI AFFRESCHI E I FUMETTI
“D’altra parte però” continua “se consideriamo questi splendidi affreschi che ci circondano come storie che celebrano i fasti e le glorie dell’antica corte Pallavicini, oltre che ammirarli per la loro sontuosità estetica possiamo dire che sono anch’essi un pochino dei fumetti, se mi perdonate il paragone spericolato… Perché gli affreschi, in effetti, in tempi in cui la pittura e la scultura erano gli unici linguaggi iconografici, avevano anch’essi intenti narrativi, di indottrinamento, nascevano per spiegare la dottrina agli analfabeti, (…) per narrare storie insomma. Per questo Giotto, nella Basilica superiore di Assisi, dipinge il ciclo di San Francesco. Mancano le nuvolette ma è un sublime fumetto (…) e se mi perdonate un altro paragone spericolatissimo, anche in molte mie tavole qui esposte mancano le nuvolette… ma funzionano lo stesso, perché sono essenzialmente narrazioni per immagini“.
E così, tra toni leggeri e informali, paragoni più o meno spericolati e un sottile e leggiadro senso dell’umorismo, il Maestro tratteggia lo splendido quadro d’insieme che lega le sue opere al prestigioso contesto in cui sono ospitate, traccia ponti tra i fumetti e l’arte antica, sposta il piano del discorso dal personale all’universale, unisce punti apparentemente lontani tra loro, abbatte schemi, confini e barriere e allarga i nostri orizzonti, con le parole, così come ha sempre fatto col tratto nelle sue tavole illustrate.
I Musei?
“Vorrei provare a convincere le nuove generazioni che i musei non sono delle trappole mortali ma si può entrare tranquillamente senza pericolo (…) Perché qui ci sono stati lasciati dei capolavori, un’eredità che intimidisce, non siamo preparati a raccoglierla, ma ha tanto da insegnarci”.
Opere inedite in esposizione?
“Ce ne sono tante, ho insistito personalmente per includerle, per togliere quel senso di definitivo che hanno solitamente le retrospettive antologiche. Non essendo d’altra parte io ancora morto, era per rassicurare quelli che ci tenessero che sono ancora vivo e sto anche lavorando… per questo trovate qui esposte tra gli inediti anche 12 tavole del secondo e ultimo volume sulla storia di Caravaggio, che dovrebbe uscire in aprile del 2018”.
La fotografia?
“La uso come riferimento ma preferisco essere libero di disegnare senza avere modelli troppo stretti da seguire per tutto.”
Il suo legame con Caravaggio?
“Credo che sia la prima immagine in assoluto che mi ha colpito. Ero bambino e nel libro del catechismo vidi la Crocifissione di San Pietro di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Non riuscivo a risolvere un dilemma, come facevano a esserci dei fotografi all’epoca di San Pietro? Non riuscivo a vederla come figura, pensavo fosse una foto. Questo per dire come la potenza realistica di Caravaggio, la sua padronanza della tecnica, sia tale da superare l’immagine rappresentata, in effetti l’uso che Caravaggio fa della luce è lo stesso dei fotografi e dei cineasti. Le immagini prendono vita dalla luce”.
L’erotismo?
“Un fatto cerebrale, ma non sono interessato alla sua dimensione privata quanto alla sua valenza universale, è un istinto naturale che è fondamentale per la sopravvivenza della specie”.
L’opera a cui è più legato?
Non c’è. Non ho una preferenza particolare nel senso che tutti i miei lavori hanno una loro storia, un loro vissuto, e quindi in qualche modo sono molto legato a ognuno di loro.
Le storie, già. Ogni opera esposta in effetti ne racconta una che poi si moltiplica per mille ad ogni sguardo e successiva lettura; il Maestro ce lo dimostra subito accompagnandoci in giro per le sale e intessendo attorno ad ogni tavola un’inestricabile flusso di aneddoti, ricordi e percorsi di lettura che le rendono tutte ugualmente uniche. Senza voler spiegare nulla, però, perché “un’opera che avesse bisogno di essere spiegata è un’opera fallita”.
Un invito a perdersi nei dettagli delle sue tavole originali per godere della magia del disegno, controparte terrena e contemporanea di quelle stesse, splendide, divine narrazioni che campeggiano sulle volte meravigliosamente affrescate del palazzo.
Sotto: Palazzo Pallavicini, inaugurazione mostra “Nel segno di Manara”.
Foto: Credits Ph Gino Rosa – ©2017, All Rights Reserved (Use by permission)
LA MOSTRA, LE SALE E IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso espositivo, diviso in sette sezioni, consente di ammirare sia la sua produzione a fumetti, che il suo lavoro d’illustratore per la stampa, il cinema e la pubblicità, dalle tavole quasi mai viste di Un Fascio di Bombe fino a quelle del secondo volume dedicato a Caravaggio, in anteprima assoluta in quanto non ancora disponibile in libreria.
Tra i capolavori degli esordi: Il Gioco e Il Profumo dell’Invisibile, i fumetti nati dalla collaborazione con l’amico e maestro Hugo Pratt, e le tavole de I Borgia, realizzate in collaborazione con Alejandro Jodorowsky. Poi ancora tavole da Viaggio a Tulum e Il Viaggio di G. Mastorna detto Fernet, nate dalla collaborazione d’eccezione con Federico Fellini e, in via esclusiva, una serie di preziosi disegni autografati dal regista riminese, insieme a degli storyboard e delle indicazioni che lo scrupoloso Fellini mandava al giovane Manara come canovacci per le sue storie.
Tra gli inediti assoluti segnaliamo quelli raccolti nella sezione “Il Maestro per un’icona”, che propone per la prima volta al pubblico italiano gli acquerelli realizzati nel 2016 per un’asta di beneficenza con soggetto la mitica Brigitte Bardot e riguardo ai quali, in contemporanea con la mostra di Bologna, il Comune di Saint Tropez installerà in Place Blanqui una statua dedicata all’attrice francese – ideata proprio a partire da uno dei disegni di Manara, sotto la sua supervisione e di cui è presente a Palazzo Pallavicini, al centro della sezione omonima, un calco esatto.
Mai o raramente esposti al pubblico sono anche la serie d’illustrazioni ispirate ai testi di Shakespeare e le tavole realizzate per le celebrazioni del 250° anniversario della nascita di Mozart, queste ultime esposte non a caso nella sala di Palazzo Pallavicini che porta il nome del grande compositore salisburghese, in memoria dell’esibizione che Mozart vi tenne nel 1770.
“Mi è sembrato doveroso inserirle” precisa Manara “come forma di indulgenza per farmi perdonare dal grandissimo di frequentare le stesse sale che hanno ospitato la sua musica”.
Un’ultima sorpresa per i visitatori della mostra (e del palazzo): una app appositamente realizzata per l’occasione offrirà ad alcune delle tavole esposte la possibilità di essere fruite in realtà aumentata, consentendo ai disegni di animarsi e uscire letteralmente dalle strisce in cui per loro natura sono normalmente relegati. Occorrerà solo scaricarla sul proprio smarthphone, eventualmente anche in loco, per scoprire quali.
INFO
Nel segno di Manara. Antologica di Milo Manara
Palazzo Pallavicini, Via San Felice 24, Bologna
Opere di: Milo Manara
A cura di: Claudio Curcio
Promosso da: Pallavicini S.r.l.
Catalogo a cura di: Claudio Curcio
Pagina Facebook: www.facebook.com/palazzopallavicini
e-mail: info@palazzopallavicini.com
Orari di apertura
Aperto da mercoledì a lunedì dalle 10.00 alle 19.00
Aperture festività: 4 ottobre (Bologna), 1 novembre, 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaioAperture serali straordinarie: dalle 10:00 alle 24:00 Notte Bianca (San Felice) e Art White Night (Arte Fiera Bologna)
Chiuso il martedì
Biglietto d’ingresso – Tariffe
– Intero: euro 13,00
– Ridotto: euro 11,00 (dai 6 ai 18 anni compresi, over 65, studenti universitari con tesserino, militari con tesserino, categorie convenzionate)
– Gruppi (minimo 15 persone): euro 10,00 (1 accompagnatore gratuito)
– Scuole: euro 5,00 (2 accompagnatori gratuiti per ogni classe)
– Gratuito: bambini sotto i 6 anni, portatori di handicap con un accompagnatore, giornalisti e guide turistiche con tesserino
– Biglietto famiglia con bambini dai 6 ai 14 anni
2 adulti + 1 bambino: euro 27,00
2 adulti + 2 bambini: euro 34,00
2 adulti + 3 bambini fino ai 13 anni inclusi: euro 40,00
– Biglietto Open: euro 16,00 | Biglietto con prenotazione senza vincoli di orario e data valido fino a fine mostra