MODENA – Chi era Fortunato Depero? Futurista, comunicatore, poeta, designer, costumista, editore, scultore, pittore, art director, pubblicitario. Artista dai mille volti, personalità eclettica, geniale e multi sfaccettata, Depero era in grado di progettare veramente di tutto: dalla bottiglietta di un aperitivo a un arazzo, dalla copertina di una rivista ai costumi per un balletto, artisticamente parlando una figura unica.
Apre il prossimo 14 Ottobre 2017 presso lo studio Art Consulting di Marco Bertoli a Modena un’esposizione dedicata a Fortunato Depero, una delle figure più sfaccettate ed eclettiche del 900 italiano, nella quale saranno esposte al pubblico una ventina di opere provenienti da collezioni private. È in previsione di tale mostra che cogliamo l’occasione per porre alcune domande a Maurizio Scudiero, critico e storico dell’arte, massimo esperto dell’artista trentino e curatore del catalogo della mostra.
Professor Scudiero, lei ha scritto che “Depero anticipò di cinquant’anni la Pop Art anche se la sua non era una serialità industriale, bensì artigianale: ogni lavoro era unico pur nella molteplicità delle sue realizzazioni”. Un grande encomio, per un grande artista. Ma perché l’Italia ha impiegato così tanto tempo prima di apprezzare l’arte di Depero? Il solito “nemo propheta in patria”?
Bisogna capire che l’Arte non è un sistema meritocratico, nel quale il “migliore” s’impone. E lo stesso si può dire per la critica.
Così, alla fine della seconda guerra mondiale, una critica politicizzata, a caldo dalla sconfitta del fascismo, sentenziò che i futuristi erano tutti fascisti. Cosa in parte vera, ma in gran parte falsa. Infatti la storia si fa con i documenti, e non con le tessere.
A questo argomento io ho dedicato lunghi articoli di giornale ed anche saggi su libri e cataloghi: uno di questi s’intitolava “Toh! Tra i futuristi spunta un manipolo di comunisti”. Difficile rispondere in poche righe… Basti dire che il Futurismo dopo la prima guerra mondiale si era aperto a 180° a tutte le tendenze artistiche e politiche, sia a destra che a sinistra. La parte forse più visibile era quella vicino al Fascismo, cioè Marinetti, che aveva bisogno dell’aiuto del duce per far sopravvive il movimento. Ma molti non la pensavano come lui, ed erano futuristi ma non fascisti.
Quindi sino alla mostra di Palazzo Grassi, del 1985, che ha “sdoganato” il Futurismo, il movimento fu a lungo stigmatizzato e penalizzato: tranne i futuristi fondatori (Boccioni, Balla, Carrà, Severini, Russolo) perché erano tutti di estrazione socialista o anarchica.
Ma come mai il nostro Paese allora non riesce a chiudere i conti con il passato. Perché a distanza di anni esiste ancora questa vena di imbarazzato scetticismo riguardo al Futurismo?Abbiamo dovuto attendere fino alla grande mostra di Palazzo Grassi a Venezia nel 1985 sul Futurismo e i Futurismi.
A questo si è risposto più sopra. Diciamo solo che il Futurismo è stato rivalutato prima all’estero che in Italia.
La mostra veneziana ha di fatto dato il via ad una lunga serie di esposizioni in Italia ed all’estero, sia generaliste, sia a tema, sia dedicate a singoli artisti e piano piano il movimento è stato rivaluto, come dimostra la grande mostra tenuta al Guggenheim pochi anni fa che ha spaziato dal 1909 al 1944, cosa impensabile 10-15 anni fa.
I grandi pittori o muoiono molto presto o vivono molto a lungo e questo ad alcuni di loro dà la possibilità di cavalcare più mode e tendenze. Depero ha attraversato quasi mezzo secolo: è stato artigiano, artista, designer, comunicatore, ha saputo utilizzare forse tutti i linguaggi dell’arte, però “non ha cavalcato” nulla essendo lui il portavoce di novità. Quanto è stata ed è tuttora rilevante la figura di Depero? Ha davvero osato troppo, come Boccioni gli rimproverava?
Depero è sempre stato coerente a sé stesso. Ha attraversato le avanguardie rimanendo sempre Depero. Non credo si possa dire che lui ha “osato” e magari gli altri no… In quanto è nel DNA delle avanguardie, come dice il nome stesso, essere più avanti dei loro contemporanei, e per questo spesso sono incomprese… o fraintese (“osano troppo questi artisti “…). Ma fa parte della prassi di un artista d’avanguardia.
Insomma, Depero non osava… lui era proprio così…
“Quando vivrò di quello che ho pensato ieri, comincerò ad avere paura di chi mi copia.” Quanti artisti, secondo Lei possono o hanno potuto permettersi di asserire un aforisma simile?
Potenzialmente tanti… perché tutti gli artisti sono protesi in avanti… a creare sempre qualcosa di nuovo… di inedito…
E, poi, se andiamo a vedere, è su queste loro creazioni che loro vivono… Depero, in particolare, nel 1916, a Roma, era spesso visitato dagli artisti russi che visitavano l’Italia. E compravano. In particolare, Mikhail Larionov acquistò vari collage di Depero e da quel momento iniziò a fare collage simili… Depero se ne accorse, anzi ne trovò uno dei suoi (lui l’aveva venduto a Larionov appena finito, senza firma) firmato “Larionov”… e da quel momento iniziò a dire che Larionov lo plagiava…
“Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente.”
Quanto di ciò auspicavano più sopra, secondo Lei, Depero ha realizzato?
Si, in buona parte Depero c’è riuscito.
Chiaramente parlare di “universo” era un’iperbole tipica delle enunciazioni futuriste della prima ora che appunto dovevano essere estreme.
Ma, in sostanza, il nocciolo di quell’affermazione era quello di far uscire l’arte dalle gallerie e dai musei per portarla nella vita… E nelle vita voleva dire portare l’arte oltre pittura e scultura, nella quotidianità, cioè ridefinire, futuristicamente, gli aspetti del vivere quotidiano: la casa, l’arredo, la poesia, la tipografia, il teatro, e la pubblicità… al grido di “la strada sarà la nostra galleria!”.
E per Depero soprattutto quest’ultimo aspetto è stato quello dove si è impegnato di più, con realizzazioni che non solo promuovevano i prodotti ma anche “rallegravano” chi guardava le sue creazioni pubblicitarie.
INFO
Mostra “Fortunato Depero”
Da Sabato 14 Ottobre 2107 a Sabato 11 Novembre 2017
Presso lo Studio Art Consulting, via Carlo Farini 56, Modena
www.marcobertoli.com
Sotto: uno sguardo allargato al multiforme repertorio dell’arte di Fortunato Depero, custodito presso la “Casa d’Arte Futurista Depero”, riaperta al pubblico dal 2009 all’interno degli spazi del MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto