“100 Rodari”. I semafori blu di due artisti bolognesi fanno volare Palazzo dei Giganti Quando i semafori sono blu anche le carrozze spiccano il volo. Ce lo racconta una installazione creata dal duo Antonello Ghezzi all'interno del Museo Davia Bargellini di Bologna, assieme a una serie di interventi diffusi visibili in vari luoghi della città

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Antonello Ghezzi, Luigi Mainolfi, Via libera per volare (ART CITY BOLOGNA 2020)

100 RODARI – Semafori blu che si materializzano in città e settecentesche carrozze che volano sospese a mezz’aria. È “Via libera per volare”, omaggio di Bologna a Gianni Rodari, di cui ricorrono nel 2020 i cento anni della nascita. Una mostra diffusa che fino al 1 marzo darà corpo alla fantasia e ad una delle sue favole più belle. Abbiamo incontrato i due artisti bolognesi che l’hanno ideata.

Chi si trovasse a girare per Bologna tra il 24 gennaio e il 1 marzo 2020 sappia che potrebbe facilmente imbattersi in alcuni strani e surreali semafori azzurri che irradiano un’altrettanto surreale luce blu. Niente paura. Sono le installazioni site-specific ideate da Antonello Ghezzi, al secolo Nadia Antonello e Paolo Ghezzi, duo artistico bolognese che si è ispirato per il suo ultimo progetto all’omonimo racconto di Gianni Rodari, rendendo omaggio al grande scrittore lombardo nel centenario della sua nascita.

L’intervento raggiunge il suo apice a Palazzo dei Giganti, più precisamente all’interno del Museo Davia Bargellini, dove con semafori, luci e specchi i due artisti dialogano con gli ambienti e gli altri pezzi della collezione, invitando tutti a sognare sulle ali della fantasia.

Il museo Davia Bargellini, posto al pian terreno dello splendido palazzo nobiliare omonimo in Strada Maggiore, è una piccola ma preziosa realtà museale bolognese che ospita opere d’arte, statue, mobili, suppellettili e oggetti vari e curiosi che vanno dal XVI al XIX secolo e un’altrettanto preziosa quadreria. Questo straordinario luogo meriterebbe già di per sé ben più di una visita.

*** INTERVISTA A NADIA ANTONELLO ***

“Via libera per volare”. Da che cosa nasce il progetto?

Il progetto nasce da una favola molto bella di Gianni Rodari. Noi (Antonello Ghezzi ndr) siamo molto affezionati a Gianni Rodari e alla storia di questo semaforo blu che fa impazzire le persone in piazza del Duomo a Milano e proprio quando si arriva al punto che stanno per tagliargli il filo, a questo semaforo blu, lui dice: “poveretti, a loro avevo dato via libera per il cielo”. A noi piaceva tanto questo aspetto. Infatti anche in molti altri nostri lavori la leggerezza è una costante, un invito a volare. Volevamo, attraverso il nostro lavoro, rendere tangibile e vero quello che si trova in letteratura. Immaginare è anche raccontare ma a noi non bastava, noi volevamo che un semaforo blu esistesse veramente.

Durante ArteFiera infatti, come da vostro progetto, vari semafori blu sono apparsi in diversi punti della città. Esiste un motivo per la selezione dei luoghi di queste “apparizioni”? E se sì qual è?

In realtà noi avevamo pensato di invadere tutta Bologna ma arrivati a un certo punto abbiamo dovuto contenerci. Di base comunque siamo al Museo Davia Bargellini, nel centro di Bologna.

Per quale ragione avete scelto questo Museo così speciale?

La scelta è stata di Lorenzo Balbi, il curatore, che ci ha invitati a fare un’opera per questo museo.

Quindi portate leggerezza al Palazzo dei Giganti, che con i suoi enormi talamoni (sculture maschili a tutto tondo o ad altorilievo impiegate come sostegno strutturale o decorativo, spesso in sostituzione di colonne, ndr) fa sembrare l’intento una contraddizione in termini, quasi una sfida impossibile, o no?

Infatti. All’interno del museo è conservata una carrozza del Settecento che noi abbiamo “fatto volare”. È stata un’operazione delicata perché abbiamo lavorato su di un pezzo di antiquariato, quindi prezioso, non a tutti danno il permesso di alzare la carrozza; noii lo abbiamo fatto realizzando una rampa che abbiamo rivestito di specchi e di una stampa fotografica che riprende il motivo del pavimento, in modo da dare l’illusione ottica che questa carrozza stia veramente per prendere il volo.

Viene alla mente la rocambolesca fuga dopo la mezzanotte della fiaba di Cenerentola…

Infatti, a noi le fiabe piacciono molto. Ci piace però che “esistano”, che non restino confinate solo nei libri.

Prima di finire nei libri le favole avevano comunque risvolti e connessioni col reale molto forti, se non addirittura drammatici. Siete anche all’Ospedale Sant’Orsola. Quindi l’arte come terapia?

Sì, siamo anche a Casalecchio alla Casa della Conoscenza e in Palazzo d’Accursio, nel cortile d’onore, dove c’è l’istallazione più grande, con 9 semafori.

I semafori li vedremo solo fino al primo marzo o si va anche oltre?

Era in programma che restassero accesi fino a quel periodo, quindi sì, rimarranno solo fino al primo marzo, per poco più di un mese.

Dopo Art City a quali altri progetti vi dedicherete?

Abbiamo in progetto, con l’Istituto di Cultura Italiana, di portare anche a Beirut i semafori blu e far conoscere anche in Libano Gianni Rodari. Poi a settembre, alla Galleria Vannucci di Pistoia, abbiamo in progetto una grande mostra sull’amore, si tratta di un work in progress al quale stiamo pensando già da un anno, crediamo che ci sia nel mondo un gran bisogno di parlare d’amore.

Stavo pensando che vicino a Pistoia c’è anche Collodi. Altre fiabe forse? Voi partite spesso dalla letteratura anche se di fatto nascete artisti, giusto?

Sì, io e Paolo ci siamo incontrati all’Accademia di Belle Arti, siamo entrambi appassionati di letteratura, leggiamo molto. Il mio background è comunque artistico e anche quello di Paolo, sebbene lui abbia fatto diversi lavori, arrivando addirittura a guidare i treni.

Ecco allora un altro aggancio con i semafori. Magari non proprio blu. Quale altra connotazione ha per voi il blu?

Sul piano artistico amiamo molto Licini (Osvaldo Licini, 1894-1958, grande poeta e pittore astratto italiano, compagno di studi di Giorgio Morandi e amico di Modigliani, Fontana e Melotti, famoso per le sue creazioni magiche e sognanti, spesso caratterizzate da intensi sfondi di colore blu, ndr). Il blu è un colore magico, il colore del sogno. Il colore delle nuvole come quell’opera alle tue spalle (ci indica un piccolo quadro con soggetto una nuvola). Per questo anche nel nostro studio il blu è il colore dominante. Lì c’è una vera profusione di blu.

INFO

Via libera per volare
24 gennaio / 1 marzo 2020
Museo Davia Bargellini (Palazzo dei Giganti)
Strada Maggiore 44 – BOLOGNA

Altre sedi:
Palazzo d’Accursio – Cortile d’Onore | Piazza Maggiore 6
Aeroporto Guglielmo Marconi – Marconi Lounge, Terminal Passeggeri (primo piano) | via Triumvirato 84
Policlinico Sant’Orsola – Reparto di Pediatria | via Giuseppe Massarenti

Via Libera per volare è un progetto di Antonello Ghezzi, a cura di Manuela Valentni e Olivia Spatola, in collaborazione con Chiara Belliti, Silvia Evangelisti, Galleria ME Vannucci. Promosso da Isttuzione Bologna Musei | Museo Davia Bargellini in collaborazione con Legat al Filo APS – Festival per l’innovazione sociale. Sponsor: La Semaforica S.r.l., Datalogic S.p.A, Threestones Capital, Vetreria San Martino

Per tutti gli eventi riguardanti il centenario di Gianni Rodari clicca qui

 

 

 

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