TOOTHSAYER – Nuovo lavoro per Tanya Tagat. L’artista canadese torna con un nuovo Ep, a due anni e mezzo dal suo quarto album “Retribution”. Toothsayer” esce per l’etichetta Six Shooter Records.
Nell’ambito della mostra “Polar Worlds”, svoltasi al National Maritime Museum di Londra, l’artista sperimentale inuk Tanya Tagaq ha realizzato una serie di brani, resi poi disponibili in download digitale da Six Shooter Records nell’EP “Toothsayer”. Sullo sfondo il tema delle esplorazioni polari e il controverso rapporto fra le popolazioni indigene e il colonialismo britannico e canadese.
Tanya Tagaq ha sviluppato la sua forma solista di canto di gola Inuit, detta Katajjaq, che normalmente viene eseguita da due donne fondendola con numerosi altri stili.
Il Katajjaq è un canto tradizionale ludico, o gioco di gola, eseguito dalle sole donne nel nuovo Quèbec e nel Sud della terra di Baffin, mentre gli uomini sono a caccia, che ha scatenato nel passato coloniale canadese anche dei divieti essendo erroneamente associato dai primi missionari a pratiche religiose o sciamaniche. Nella cultura Inuit di fatto il Katajjaq rappresenta un vero e proprio gioco, una sfida, e non è considerata musica, affidata di solito alle percussioni.
Il lavoro di Tanya Tagaq è stato quello di sviluppare un lessico di tipo musicale partendo dal gioco di gola tradizionale, coniugandolo con il bagaglio ritmico delle percussioni e con altri modelli di canto, divenendo portatrice della cultura musicale Inuit contemporanea.
Ha collaborato in passato con Bjork nel 2004 per l’album “Medulla” ed ha al suo attivo numerosi lavori con contributi eccellenti come quello di Mike Patton e del Kronos Quartet.
Lo stile musicale di Tanya Tagaq è incentrato su un linguaggio vocale articolato che, malgrado l’assenza di un testo e pur nella sua forma tendenzialmente libera, riesce a confrontarsi con un pubblico allargato grazie alla sua natura istintiva e viscerale.
Ma lo sguardo di Tanya Tagaq passa anche per una consapevolezza politica, che affronta il tema del passato coloniale, delle proibizioni ai danni della cultura Inuit e della sua identità nel mondo contemporaneo, fra globalizzazione e problemi climatici.
La sua rilettura della tradizione la colloca all’interno di un linguaggio più ricco, che non teme di confrontarsi con il suono tecnologico e altri generi contemporanei, e ha la capacità di proporsi come genere a sé stante, fondendosi con una molteplicità di elementi che non riescono a diluire la sua identità sonora.
Per quanto la durata di “Toothsayer” non lo collochi fra gli “album”, il lavoro si fa notare per la qualità artistica. Da segnalare la presenza del batterista Jean Martin e, su due tracce, quella del produttore iraniano di origine britannica Ash Koosha.
“Icebreaker” è un brano in cui voce gutturale e batteria sono artefici di una tessitura ritmica frenetica su un drone elettronico. Per quanto gli strati vocali siano numerosi, l’approccio è di tipo strumentale e onomatopeico, incentrato sull’improvvisazione e sulla stratificazione sonora.
“Snowblind” è un brano ambientale, dal sapore cameristico, realizzato con Ash Koosha, in cui l’approccio vocale trova un piano melodico dal quale dipanare un’improvvisazione ritmica intimistica, capace di saldarsi al piano sonoro elettronico impiegando diverse tecniche vocali.
“Toothsayer” parte direttamente con uno strato di voce di gola, sul quale si dipanano strati elettronici ambientali, che evocano visioni dei mari artici su distese di ghiacci eterni. Il brano si chiude su una tessitura sospesa di voci che si fonde su un suono di chitarra elettrica.
“Submerged” inizia con un ritmo appena suggerito, una tachicardia attutita dal ghiaccio e soffocata dal vento polare, sul quale si inerpica una cassa e su cui si incastra il canto Katajjaq di Tanya. A metà brano l’ambiente ritmico dalle sonorità smorzate esplode e apre il campo a un flusso di voci e chitarre che evocano gli antichi tribalismi elettrici e dark di Siouxsie and the Banshees, per snodarsi poi fra crescite e decrescite di tensione, vocalismi e suoni elettronicamente modificati.
“Hypothermia” si apre nell’assoluta immobilità del congelamento con voci leggere e un drone elettronico. Ancora una volta emerge la disinvoltura con la quale Tanya utilizza la sua vocalità, fondendola con il materiale sonoro tecnologico e riuscendo ad imprimere al prodotto finale una precisa identità.
È proprio questo il tema insito in tutto il lavoro, l’identità.
Non siamo di fronte ad un canto tradizionale che tenta di fondersi maldestramente con altri generi, in un gioco fuori tempo massimo di “world music”, ma potremmo dire che la musica di Tanya è musica “Inuit” moderna.
Si tratta insomma di una musicista con un bagaglio di tradizioni e di tecniche vocali identitarie ben precise alle spalle, che si confronta con i suoni e le forme della “popular music” contemporanea, e che riesce a sfornare produzioni che raccolgono gli input esterni rimodellandoli all’interno di forme e rituali sonori propri.
Un esempio importante di identità culturale e di personalità musicale all’interno del mondo globalizzato.
Tanya Tagaq “Toothsayer”
(Six Shooter Records, 2019 EP)
TRACKLIST
- Ice Breaker
- Snow Blind
- Toothsayer
- Submerged
- Hypothermia