Tutu. Oltre il balletto. La danza secondo i Chicos Mambo | INTERVISTA Dal Lago dei Cigni a Pina Baush, passando per il tango e l'haka maori. Lo spettacolo della danza come non l'avete mai visto, in uno stupefacente compendio di tecnica, inventiva, spregiudicatezza, umorismo e non ultimo un pizzico di sana follia

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BOLOGNA —  I Chicos Mambo, celebre compagnia tutta al maschile, si esibirà sabato 30 marzo alle 21.00 al Teatro Duse di Bologna. In scena Tutu, l’acclamato spettacolo che reca la firma del coreografo Philippe Lafeuille, già fondatore della compagnia e danzatore.

La compagnia francese, nata 25 anni or sono a Barcellona, si compone di sei straordinari danzatori. Ballerini in primis, ma anche attori, clown e acrobati, i Chicos Mambo sono artisti a tutto tondo in grado di esibirsi con allegra non chalance in molteplici stili di danza e senza complessi di genere. Danzatori che però non sono en travesti, come sottolinea Philippe Lafeuille durante il nostro incontro, sebbene danzino anche ruoli femminili. Ironia e tanta vivacità, accompagnate da un’innegabile bravura, sono il connubio perfetto che ha consentito a questa compagnia non solo di conquistare il cuore e lo sguardo di migliaia di spettatori, ma anche di ottenere numerosi premi e riconoscimenti da parte della critica.

Il titolo dello spettacolo, Tutu, prende il nome proprio dall’abbigliamento tipico delle ballerine. Lo spettacolo, nato nel 2014 per festeggiare i primi 20 anni della compagnia, si compone di una ventina di quadri nei quali i danzatori propongono molteplici stili di danza, da quella classica a quella moderna e/o contemporanea. Con humour e spregiudicatezza gli artisti rivisitano i titoli più solenni, da il Lago dei Cigni (qui trasformati in sei simpatici paperi) alle creazioni di grandi coreografi del ‘900 come Pina Bausch. Passando per il tango e persino la haka maori. Omaggio in piena regola a Tersicore e alle sue molteplici espressioni.

*** INTERVISTA AL COREOGRAFO PHILIPPE LAFEUILLE ***


Quando si parla di compagnia al maschile en travestì si pensa subito alle Trocs, voi però siete molto diversi. Come è nata la vostra compagnia?

Noi non facciamo travestimento, Les Trocs fanno solo danza classica mentre noi affrontiamo ogni tipo di danza. Les Trocs sono uomini truccati e vestiti da donne mentre per noi la femminilità deve uscire solo attraverso il movimento del corpo. Non c’è maquillage e assolutamente non siamo en travesti! La nostra storia è iniziata in Spagna quando ho creato la compagnia, 25 anni fa. Eravamo tre danzatori e facevamo danza contemporanea ma volevamo anche fare una cosa molto più diretta e più vicina al pubblico. Inizialmente era come un gioco. E perché solo uomini? Perché è un classico del teatro: un uomo che fa la donna è già di per sé un po’ comico, e inoltre voglio anche dimostrare che noi non siamo solo maschi; un uomo può anche avere un lato femminile, e lo stesso possiamo dire per la donna: non ha solo un lato femminile ma anche uno maschile. Noi siamo multipli, siamo molte cose tutte insieme. Il nostro è un gioco puramente teatrale e possiamo interpretare tanti personaggi allo stesso tempo. Siamo proteiformi. E questo, tornando al discorso di prima, ci rende profondamente differenti da Les Trocs. Loro fanno solo balletto. Io invece voglio aprirmi a tante cose diverse, tenendo anche uno spazio aperto al comico. Lo spettacolo ha insieme tanti elementi: c’è un aspetto poetico, visuale, molto ricco e anche umoristico allo stesso tempo.

I vostri danzatori non sono solo danzatori e basta, nei vostri spettacoli ho visto che convergono più discipline. È Vero?

Certo. Sono acrobati, clown, attori. Io voglio lavorare con danzatori che non siano solo pratici di un unico stile di danza ma che si muovano anche in altri generi. Mi piace il ballerino che è capace di adattarsi. Nello spettacolo c’è sì la danza classica ma anche il tango, la danza contemporanea. Preferisco i danzatori che abbiano una mente aperta, Tutu è uno spettacolo un po’ pazzo dove si fanno tante cose diverse: (Tutu, ndr) è un viaggio vertiginoso.

C’è però, da parte vostra, una critica sferzante verso il mondo della danza classica o mi sbaglio?

La parodia è sempre una cosa un po’ critica. La differenza è che qui i danzatori conoscono i codici della danza. Io dico che se si può far ridere di qualcosa va bene, ma purché la si conosca. Io conosco gente che fa parodia ma in realtà la danza non la conosce affatto. La danza è tutta la mia vita ma io la conosco, anche se devo ammettere che la danza classica ha dei codici un po’ vecchi e quando i personaggi parlano, lo fanno attraverso le mani. Tutu è un inno alla danza non una critica. E anche la danza contemporanea può essere incomprensibile allo spettatore. Talvolta il coreografo del contemporaneo dimentica il pubblico, magari fa un lavoro laboratoriale, fa qualcosa di intellettuale, dimenticandosi però del pubblico. Quest’ultimo ha bisogno di un po’ di aiuto. Io sono un artista e lavoro per il pubblico. E forse è proprio questa la ragione per la quale lo spettacolo ha così tanto successo: io credo che il pubblico sappia che io faccio tutto per lui. Con Tutu risulta anche facile, perché esiste un lato fortemente comico dello spettacolo che il pubblico recepisce molto bene. La gente, soprattutto ora, ha bisogno di ridere e di rilassarsi.

Però i vostri spettacoli sono ugualmente apprezzati anche dai cultori del balletto, non solo da chi non “se ne intende”. Che ne dici?

La danza per me è la mia vita. Sono da 40 anni nel mondo della danza. Faccio quella che in francese si chiama action culturelle, un lavoro di divulgazione della danza per far sì che la conoscano tutti e vorrei fare anche in modo di invitare la gente a utilizzare il corpo. Penso che in questi tempi siamo un po’ tutti animali troppo intellettuali. Dimentichiamo che il corpo è un vettore molto importante per esprimerci. Se tutta la gente ballasse sarebbe tutto molto meglio. La vita sarebbe più leggera.

Dirigere una crew tutta maschile è più semplice, rispetto a dirigere una compagnia mista, o no?

No, no è uguale. I ragazzi hanno le loro storie e i loro problemi. Una compagnia di danza è sempre molto difficile da seguire e controllare. Non vedo una grande differenza, si tratta pur sempre di artisti.

Quale background  ti sembrerebbe migliore per il tuo danzatore ideale?

Be’ per Tutu la compagnia è cambiata totalmente, rispetto a quella delle origini. Ho danzatori che hanno fatto tutti cose diverse: c’è chi è stato attore, chi viene dalla danza classica, chi invece dal jazz, altri da quella acrobatica. Mi piace l’idea che tutti abbiano un background diverso in modo da rendere lo spettacolo quanto più ricco possibile. I danzatori sono molto diversi anche nel fisico, e questo è opposto a quanto accade nelle compagnie di danza dove invece i danzatori tutti sono uguali.  Io invece voglio che siano diversi e questo anche per avvicinare il pubblico.

E riguardo ai vostri bellissimi costumi, sono un’idea di chi?

Per me il costume è molto importante, è come se fosse un personaggio. Per questo Tutu è uno spettacolo molto visuale. In Tutu abbiamo utilizzato moltissimo il tulle. Era il concetto di base: io parto dal tutu come icona della danza, anche se poi c’è solo un tutu classico nello spettacolo. Abbiamo fatto questi pantaloni di tulle che rappresentano nella mia idea l’uomo-tutu. Lavoro con una sarta molto talentuosa che realizza questa idea di creare costumi diversi. Per me lo spettacolo si riassume così: corpo, costumi, musica e luci.

Gli ingredienti del teatro, insomma. Ho letto che vi hanno portato via i vostri costumi, come avete fatto a rimediare in così poco tempo?

All’inizio della nostra tournée a febbraio ci hanno portato via tutto. Abbiamo dovuto far rifare tutti i costumi. Per fortuna sono stati realizzati in un mese circa. La squadra ha lavorato davvero bene, si è trattato di quasi 200 pezzi fra costumi, scarpe, punte, parrucche e attrezzi vari. Io mi concentro molto sui dettagli. Credo che i dettagli siano molto importanti per differenziare ogni personaggio.

INFO

Tutu, Chicos Mambo
sabato 30 marzo 2019, ore 21.00
Teatro Duse, via Cartoleria 42 – Bologna
Di Philippe Lafeuille, coreografo e fondatore della compagnia

Prezzi da 21 € a 37 €
Biglietti in vendita presso la biglietteria del teatro e su Ticketone.it

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