“Macchine Mortali” di Christian Rivers. Ai posteri l’ardua sentenza

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Macchine Mortali

MACCHINE MORTALI – Una Star Wars in chiave steampunk prodotta da Peter Jackson, distribuita da Universal e tratta dall’omonima saga fantasy di Philip Reeve, il cui titolo rimanda ai versi di apertura dell’Otello di Shakespeare. Le premesse per il successo c’erano tutte. A parte il pubblico. Di seguito la nostra recensione. Regia di Christian Rivers. Con: Hugo WeavingHera HilmarRobert SheehanJihaeRonan RafteryLeila George. Titolo originale: Mortal Engines. Genere: Fantasy / Avventura / Azione. Produzione Nuova ZelandaUSA2018. AL CINEMA da giovedì 13 dicembre 2018. Distribuito da Universal Pictures. Durata 128 minuti 

È risaputo che la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. La regola vale anche per il cinema, come hanno insegnato molti film lanciati con grande dispiego di mezzi e uomini, per finire poi con un sonoro capitombolo. I casi clamorosi di “Flash Gordon” e “Water World” sono solo alcuni della lunga ecatombe. Pare che si stia profilando lo stesso destino per il film di Christian Rivers “Macchine Mortali”, il kolossal sci-fi ultra dispendioso targato Universal  giunto nelle sale italiane lo scorso 13 dicembre. Un buco nell’acqua costato oltre 120 milioni dollari, a fronte di un incasso di appena 7,5 a livello globale. A meno che la riproposizione dopo l’uscita dai cinema non porti ad una rivalutazione tardiva ed eviti una sepoltura nell’oblio. A nostro modesto giudizio, molto ingiusta.

Le vicende del mondo convulso uscito dalla penna del britannico Philip Reeve sono a dir poco cupe e tragiche. E non poteva essere altrimenti, visto che un’ecatombe nucleare ha catapultato i superstiti in un’epoca di violenza e sopraffazione, in cui vige strettamente la legge della giungla e in cui le grandi città, trasformate in ciclopiche macchine a vapore, vagano sulla terra in cerca di risorse, depredando e inghiottendo le cittadine più piccole. Tuttavia, in questo mondo, si riaccende la speranza quando ad un’eroina orribilmente deturpata, impersonata dall’attrice emergente Hera Hilmar, si uniscono un giovane orfano brillante ed un manipolo di coraggiosi ribelli per sventare i piani di un perfido signore della guerra. Una storia apparentemente già vista, se non fosse per i risvolti imprevedibili inseriti nel corso dell’opera, di cui tacere è bello per non rovinare la visione ai probabili spettatori rimasti.

Macchine Mortali

Macchine Mortali

Naturalmente il giocattolone realizzato dal Golden boy di Peter Jackson, l’effettista e visual artist neozelandese Christian Rivers, non è esente da défaillance, sebbene la somma di tutti gli addendi possa dirsi favorevole. L’estetica si fonda su una base steampunk in cui si mescolano arie da Londra vittoriana e marchingegni ultra avveniristici, ben bilanciata da una sana dose di distopia, attinta dall’immaginario di “Mad Max”. Una micro iniezione di grottesco, come le riproduzioni dei Minions adorate come divinità, sembra turbare l’insieme, ma non si può fare a meno di rimanere incantati dalla meticolosa preparazione degli ambienti e da accostamenti cromatici superbi. Ogni scena è da potenziale antologizzazione, per il respiro epico e drammatico, pur se zavorrata da passaggi bruschi e minutaggi rapidi, tarli che hanno corroso anche il dittico su Batman ad opera di Joel Schumacher e questo, bisogna ammetterlo, è un vero peccato.

Non si può imputare la colpa al cast, cui si può rimproverare unicamente di essere stato scelto puntando su attori di grande efficacia, ma di scarso impatto sul pubblico. Unica eccezione, seppur non proprio eclatante, la presenza di Hugo Weaving, già interprete di V per Vendetta e Matrix, per non parlare del suo ruolo nel Signore degli Anelli, vero trait d’union fra maestro e discepolo. Nemmeno la delineazione dei personaggi, di per sé, costituisce un vero problema. Il numero delle parti in causa è ragionevole, gli intrecci sono molto riusciti e regalano suspense e imprevedibilità, tutti ingredienti che conferiscono una notevole allure alle due ore di spettacolo.

A cosa imputare allora la tiepida accoglienza di critica e pubblico? Ora è troppo presto per ragionare a mente lucida, soprattutto per gli alti papaveri delle Major produttrici, impegnate a riflettere su numeri tutt’altro che soddisfacenti. Ma ciò non significa che non possa aprirsi tra non molto una rivisitazione della pellicola da parte delle communities del genere e non solo, tale da dare una buona riconsiderazione a questa opera prima, ingiustamente passata in sordina.

INFO

Macchine Mortali di Christian Rivers.
AL CINEMA da giovedì 13 dicembre 2018.
Durata 128 minuti. Distribuito da Universal Pictures.

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Classe '90, figlio della generazione “post-muro di Berlino”, non credo agli steccati ideologici, fisici e mentali. Nato a Cerignola, in provincia di Foggia, sono innamorato della Comunicazione a tutto tondo e frequento la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria, di cui tra non molto toccherò il traguardo. Dopo un breve periodo nella carta stampata, intraprendo una umile ma soddisfacente carriera nella cronaca online per due testate locali, su cui tutt’ora vivo la mia vita digitale. Confido nel potere trasformativo e curativo della Parola, per la quale praticamente vivo, e per questo mi nutro di libri, musica indie e operistica, manga di un certo livello e pubblicistica varia.

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