L’illusionismo di Luca Bono tra magia e tecnologia | INTERVISTA Dimentichiamoci il vecchio mago in frac con i tradizionali numeri perché sta per arrivare a Bologna qualcosa di completamente diverso. Luca Bono porta in scena uno show sospeso fra realtà, illusione, sogni e tecnologia. Bando dunque alle carte, alle colombe, meno che meno conigli che escono dal cilindro, basta con le donne tagliate in due o quant'altro. Scopriamo in anteprima con il suo protagonista in che cosa consiste lo show

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BOLOGNA — Segnalato dai media come uno dei più interessanti artisti della sua generazione, arriva a Bologna Luca Bono con L’Illusionista, il suo primo one man show. Diretto da Arturo Brachetti, lo spettacolo andrà in scena domenica 6 maggio al Teatro Il Celebrazioni.

Un curriculum di tutto rispetto quello di Luca Bono, che si laurea a soli 17 anni al Campionato Italiano di Magia per poi trionfare, a distanza di due anni, al prestigioso concorso Mandrake d’Or, una sorta di Oscar dell’illusionismo, sbaragliando la concorrenza internazionale e aggiudicandosi il primo posto. Unico italiano a raggiungere la finale, Bono è stato inoltre protagonista di The illusionist, la grande magia, il primo talent dedicato all’illusione. Collaborazioni prestigiose l’hanno visto sul palco insieme con star del calibro di Arturo Brachetti e Francesco Scimemi con i quali ha al suo attivo un tour intercontinentale.

L’Illusionista è uno spettacolo in cui la tradizione incontra la tecnologia e un’arte antica rinasce in chiave moderna. Un po’ illusionismo e un po’ racconto contemporaneo, nello show la magia incontra i selfie e sul palco si snoda – tra social, close up e manipolazione di oggetti –  la storia di un ragazzo dei nostri giorni che sognava di fare il pilota di formula uno. Un incidente in go-kart infrange quel sogno e lo porta in seguito a diventare un illusionista, trasportando il pubblico in un mondo onirico in cui è difficile distinguere il confine che separa la realtà dall’apparenza ma soprattutto i sogni non si infrangono ma possono liberamente prender vita.

Uno spettacolo autobiografico? O un pretesto per creare giochi di scatole cinesi dove l’illusionismo gioca con il pubblico ma anche con la realtà e con lo stesso concetto di illusione?

A ridosso dello spettacolo bolognese incontriamo Luca Bono per saperne di più.

*** INTERVISTA A LUCA BONO ***

Sei un illusionista o perlomeno questo è il termine con il quale ti definisci.  Ma giusto per fare chiarezza, significa che le vecchie definizioni quali mago, prestigiatore o prestidigiatore non fanno più al caso tuo?
 
In realtà non c’è una vera e propria differenza tra questi termini, ognuno di noi si definisce come crede. Personalmente preferisco definirmi illusionista, termine che mi appaga e che da l’idea di un creatore di illusioni: noi creiamo un mondo che non è quello reale, può sembrarlo  ma non lo è. Se ad esempio vola o sparisce un oggetto: sembra che queste due cose avvengano davvero ma si tratta di pura illusione e mi piace pensare così. Il motivo abbastanza importante è inoltre smarcare l’idea di mago o di prestigiatore che rimanda a un’immagine “antiquata”(…) che va rimodernata un po’. Il termine mago secondo me viene associato sia ad una connotazione esoterica oppure al mago visto come l’animatore delle feste dei compleanni dei bambini. Entrambe le definizioni non sono adatte a raccontare cosa io faccio. Quindi preferisco usare il termine illusionista.

Lo spettacolo L’Illusionista come è impostato, sono numeri ognuno a sé stante oppure esiste un filo narrativo?

C’è anche se non mi entusiasma parlare di uno spettacolo autobiografico perché ho solo 25 anni.

Guarda che Kenneth Branagh scrisse la propria autobiografia a 28 anni quando aveva pochi anni più di te!

Si va be’, però fra di noi c’è un po’ di differenza! In realtà un po’ è così, io racconto la mia esperienza, i miei inizi, che sono un po’ particolari, anche perché la magia per me è una passione. Il pubblico riceve delle risposte a delle precise richieste del tipo: “moltiplica i soldi” oppure “fa’ sparire mia moglie”, le domande che vengono fatte un milione di volte e un milione di volte ricevono risposte attraverso i giochi di magia. Oltre a questo ci sono altre motivazioni che non fare giochi fini a sé stessi, c’è anche una sorta di morale: credere nei propri sogni e nelle proprie passioni,  per cui c’è un inizio e una fine e non faccio i giochi di prestigio tanto per farli ma per raccontare la mia storia. In realtà questo è il più grande insegnamento che mi ha dato Arturo (Brachetti ndr). Se Arturo deve volare non è che lo fa perché è un mago o vuole fare vedere il suo ultimo effetto di magia ma perché la parte lo richiede: magari interpreta un angelo; oppure sembra che nuoti perché fluttua nell’aria ma se il fondale è blu ti dà già l’idea di piscina. (…) Se lo spettacolo fosse tutto basato sullo stupore e basta, dopo un quarto d’ora lo spettatore si annoierebbe. Molti magari lo vivono  come un puzzle, come un enigma o un qualcosa da risolvere continuamente e alla lunga tutto questo, non solo non diverte più, ma può dare perfino fastidio se non trovi la spiegazione al dato effetto. Se invece fai una cosa più leggera, più poetica o misteriosa è senz’altro meglio.

Lo spettacolo è diretto ad una fascia determinata oppure è più genericamente “per tutti”?

Pur non avendo cugini piccoli, sono “capace” di rivolgermi a bambini piccoli però nello spettacolo ci sono parti parlate e sinceramente non è proprio diretto ai bambini anche se a Torino, durante uno spettacolo a ridosso di Natale, di bambini in sala ce ne erano e io temevo che si sarebbero annoiati e dopo un po’ non mi seguissero più… E invece a loro lo spettacolo è piaciuto. Pur essendo bambini di 7 o 8 anni mi hanno detto cosa a loro era piaciuto di più e cosa di meno: la magia è molto trasversale. Però onestamente non è uno spettacolo per bambini, i numeri non sono stati pensati per loro.

In scena ci sarai tu e Sabrina Iannece e ad un certo punto lei “ti ruberà la scena”. Come avete pensato a questo? Di solito l’assistente del mago si limita a sorridere e ad eseguire le istruzioni del capo.

Nello spettacolo si gioca sui clichés dei maghi e sui luoghi comuni sulle assistenti che da mille anni vengono tagliate in due, massacrate, devono stare lì e fare un po’ le stesse cose facendo finta che sia la prima volta che queste accadono. In questo caso Sabrina rivelerà tutti questi aspetti prendendosi qualche rivincita. C’è pure lei che fa le cose in realtà anche se sta facendo finta che sia invece il mago a farle. In certi momenti l’assistente ha una parte importante quanto quella di lui.

Quando hai scoperto di aver un talento in questo ambito?

La magia non è solo un punto di vista tecnico: destrezza, allenamento o altro. Certamente l’allenamento è importante ma da solo non basta. C’è anche un altro fattore, se si vuole uscire dall’ambito classico e rinnovare qualcosa. Quando hai delle idee buone e ti ritieni soddisfatto, al di là che una volta portate in scena le cose piacciano, è già un buon punto di partenza. Avere un’idea è “abbastanza facile” il problema è averne più di una. In realtà è un continuo cercare e non bisogna mai ritenersi soddisfatti e continuare.

E quando si è a corto di idee, che si fa? Quanto tempo hai impiegato per progettare questo spettacolo?

Dipende. Questo è il mio primo spettacolo, le idee che ho realizzato sono frutto di 4 o 5 anni almeno di lavoro. Ci sono cose su cui avevo preso appunti 5 anni fa che ho poi tirato fuori, le ho condensate con cose nuove che ho imparato in seguito e poi sono nati i numeri che ci sono adesso (…). Magari se ti viene in mente qualcosa che può funzionare con le dovute prove, potresti  anche riuscire a mettere insieme uno spettacolo dopo un mese e mezzo… forse non sarà al 100% perfetto però potrebbe essere ad un livello accettabile. Un mese e mezzo è in assoluto il minimo del tempo richiesto, a fronte però di un lavoro pregresso.

Quanto ti sei allenato ogni giorno per arrivare a questo livello di perizia?

Mah… è difficile dirlo! Come maghi — lo racconto anche nello spettacolo — ci alleniamo tutti i giorni e pensiamo alla magia continuamente: 24 ore su 24, siamo sempre aperti! Aperti soprattutto con la mente: entriamo in una ferramenta o vediamo un gioco per bambini e non pensiamo al regalo da fare ai nipoti quanto a come poter utilizzare quel determinato gioco. Se vediamo un contenitore pensiamo a come poterlo manipolare o cosa farlo diventare. Siamo sempre alla ricerca di cose nuove. Dal punto di vista creativo siamo sempre in agguato, dal punto di vista tecnico ho sempre la carte in tasca e mi alleno anche quando sono sul treno.

Tu hai avuto collaborazioni importanti, penso a Arturo Brachetti o a Francesco Scimemi. Che cosa hai appreso da loro?

Da Arturo — come ti dicevo prima — due cose: una è quello sì di fare uno spettacolo di magia ma mettendoci anche delle emozioni in più, non limitarmi solo ai numeri fini a sé stessi, ma avere anche una storia da raccontare. La seconda è, sempre da Arturo, la dedizione al lavoro. Quando eravamo alle prove di “Brachetti che sorprese!” noi (Luca Bono e Francesco Scimemi ndr) arrivavamo in teatro verso le 11 ma lui era già là prima di noi: è una macchina da guerra!  Io ho 25 anni, Francesco un po’ di più e ad una certa ora i bisogni primari cominciano a farsi sentire: fame, sete… Mi sto rendendo conto adesso per questo spettacolo qui —  del quale Arturo firma la regia — quanto sia importante continuare a perfezionare quello che si sta facendo. Quando ho debuttato a Torino mi sono trovato da solo perché Arturo era in Francia a fare il suo spettacolo, per cui mi sono trovato a farlo senza che lui fosse fisicamente lì. Quando ti trovi a portare in scena uno spettacolo e lo vuoi fare al meglio, a tua volta, ti dimentichi di mangiare, e dormire non è più un problema, ti trovi fino alle 3 di notte a cercare le musiche. Arturo anche quando non è sotto pressione, magari anche l’ultimo giorno di uno spettacolo che poi verrà messo in un cassetto,  continua a correggere e a perfezionare.

INFO

L’Illusionista
Luca Bono
Teatro Il Celebrazioni
Via Saragozza, 234 – Bologna
Tel. 051 43 991 23
prezzi da 20€ a 28€

 

 

 

 

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