Ogni decade dell’ultimo secolo è identificabile dal suono degli strumenti musicali che ne caratterizzano l’evoluzione tecnologica e societaria, oltre che dall’approccio dei musicisti al loro utilizzo. Questi danno vita a delle vere e proprie colonne sonore che incarnano lo spirito del tempo, uno Zeitgeist musicale, accompagnando i movimenti giovanili e culturali, contraddistinti da codici di regole e stile ben precisi, che cominciano a susseguirsi a partire dal secondo dopoguerra.
L’avanzare delle tecnologie rispecchia la società, che a sua volta si rispecchia nell’arte e nella musica. Queste la abbracciano o la criticano, ma allo stesso tempo la rappresentano tramite l’utilizzo dei mezzi a disposizione e delle varie forme espressive.
L’epoca in cui viviamo è caratterizzata dalle sonorità della musica elettronica, protagonista indiscussa delle colonne sonore delle lunghe notti giovani del nuovo millennio e delle ultime decadi di quello passato, ma anche delle sperimentazioni in ambito avanguardistico e avveniristico che riguardano la creazione di soundscape immersivi e ambienti sonori.
Ma qual è stata l’evoluzione tecnologica e culturale che ha permesso di integrare questi strumenti nella musica popolare? Che effetto hanno avuto sui movimenti musicali e come hanno modificato la capacità di intendere la musica? Qual è stato il percorso tramite il quale siamo giunti alla nascita degli stili di musica elettronica così come oggi li intendiamo, Ambient, Techno, House, Dance, Industrial o IDM?
Punk, Post Punk, Elettronica e movimenti DIY
I veri protagonisti di questa rivoluzione sono i sintetizzatori, i sampler e i sequencer, oltre alla forza dirompente del Punk.
Perché il Punk? Perché quelli che si intendono oggi per stili di musica elettronica trovano le loro radici filosofiche nei movimenti DIY (Do-It-Yourself, ndr) nati tra gli anni ’70 e ’80 in Inghilterra e negli Stati Uniti, il Punk e il Post-Punk.
Il Punk nasce all’inizio degli anni ’70 come movimento di protesta, di ribellione e di rottura con la società dell’epoca e contro coloro che sostenevano che fare musica fosse un’attività riservata a chi possedeva una preparazione accademica, oltre che una conoscenza approfondita degli strumenti e delle armonie. Il Punk non è solo uno stile musicale, ma incarna una controcultura che permette a chiunque di essere protagonista e il cui spirito si può riassumere in ‘prendi una chitarra e suona, anche se non sei capace, anche se non hai una conoscenza teorica, anche se non hai un’etichetta disposta a produrti’. Questa nuova attitudine ha permesso a una moltitudine di artisti di comporre, creare, esibirsi dal vivo e farsi conoscere anche senza disporre di un’educazione musicale ritenuta indispensabile fino a quel momento.
E se si osservano a fondo gli stili più popolari della musica elettronica vi si può ritrovare un filo conduttore che li riconduce a questo stesso spirito DIY, a un bisogno di innovazione slegato dalle tradizioni e dagli insegnamenti classici. Ma c’è veramente un collegamento tra questi stili musicali?
Per comprendere è necessario fare un passo indietro nel tempo e ripercorrere la storia degli strumenti elettronici, le loro funzioni e le nuove opportunità che hanno offerto ai musicisti.
Gli antenati dei synth e dei sequencer: il fonografo, i futuristi e i primi visionari
Il primo antenato degli strumenti elettronici contemporanei può essere considerato il fonografo, inventato da Edison nel 1877, un apparecchio che permetteva di immagazzinare il suono e di riascoltarlo per diversi anni a seguire, una vera innovazione per l’epoca, paragonabile a quella della fotografia.
I futuristi delle prime decadi del 1900 immaginavano già di poter produrre musica tramite la sovrapposizione di diversi livelli sonori, avendo a disposizione un range infinito di timbri, toni e semitoni, esattamente come avviene con i software di musica elettronica contemporanei.
Il compositore americano di origini francesi Edgar Varése, un rivoluzionario della cultura musicale moderna, nel 1936, sembra essere già a conoscenza e avere una visione ben precisa di quella che sarà la concezione della musica nel nostro millennio: “I nuovi strumenti mi permetteranno di scrivere la musica così come io la concepisco, […] Non esisterà più la vecchia concezione di melodia o di interazione tra melodie. L’intero lavoro sarà una totalità melodica. L’intero lavoro fluirà come fluisce un fiume”.
Se potessimo astrarre queste parole e concetti dal periodo nel quale sono stati espressi potremmo tranquillamente trovarci di fronte a delle idee contemporanee, a delle affermazioni riguardanti la musica elettronica del nostro secolo. Quello a cui stiamo assistendo oggi può quindi essere considerato come il raggiungimento di tali ideali, un’evoluzione delle idee degli artisti visionari che hanno aperto le porte alla rivoluzione culturale in atto sin ora.
Sperimentazioni successive: il Theremin, o “violino dell’aria”, e la musica elettroacustica
Questa evoluzione passa attraverso diverse forme e sperimentazioni sugli strumenti, uno tra tutti il Theremin, ideato dal russo Lev Termen durante gli anni ‘20. L’innovazione consisteva nella presenza di due antenne, una per controllare l’intonazione e l’altra per controllare il volume, che rendevano il Theremin l’unico strumento esistente fino a quel momento in grado di essere suonato senza bisogno di contatto fisico, tramite dei movimenti delle mani simili a quelli dei direttori d’orchestra.
Le decadi successive hanno visto grandi innovazioni in questo ambito. Di queste fanno parte le sperimentazioni legate alle fonti sonore elettroniche del compositore americano John Cage verso la fine degli anni ’30 e quelle della Musique Concréte, un movimento avanguardistico capitanato da Pierre Schaeffer. Schaeffer, durante gli anni ’40, ha incentrato la sua ricerca in ambito sonoro sulla manipolazione delle fonti registrate su nastri, rendendo la Musique Concrète quella che può essere considerata la prima “scuola” di musica elettronica.
Grazie allo sviluppo delle tecniche di registrazione e di riproduzione, questo nuovo tipo di musica comincia a diffondersi, dando vita a diverse scuole di pensiero. Il 18 ottobre 1951, per la prima volta, viene lanciato un programma radio, un forum dedicato alle sperimentazioni legate alle onde musicali, intitolato “Die Klangwelt der elektronischen Musik” (Il mondo del suono della musica elettronica, ndt) presso lo Studio Cologne, all’interno degli spazi della Westdeutsche Rundfunk (Radio della Germania Ovest, ndt). I creatori della trasmissione, Herbert Eimert e Werner Meyer-Eppler si approcciano in modo diverso alla ricerca sonora rispetto ai francesi della musica concreta, concentrandosi prevalentemente sull’elaborazione di strutture compositive.
Dal 1953 in poi, il compositore tedesco Karlheinz Stockhausen, in passato già collaboratore di Schaeffer, diviene assistente di Eimert. Stockhausen, il primo ad aver utilizzato le onde sinusoidali per la produzione musicale e uno dei capostipiti della musica elettroacustica, il vero genere antenato della nostra odierna musica elettronica, utilizza sia tecniche di registrazione e manipolazione dei suoni delle fonti sonore che tecniche di sintesi sonora e campionamento, fondendo gli insegnamenti della musica concreta a quelli della scuola tedesca.
I pionieri di questi anni sono quelli che, tramite il loro lavoro e i loro esperimenti sul suono e sugli strumenti musicali, getteranno le basi per lo sviluppo della musica che ascoltiamo e balliamo oggi. Il loro modo di approcciarsi è più maturo rispetto a quello degli strumenti primordiali e il network che si crea è denso e pieno di idee pronte a espandersi su una scala più ampia, anche se si tratta ancora di un mondo strettamente elitario e accessibile solamente a pochi.
– continua –
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