Giselle secondo Il Balletto di Roma | INTERVISTA Itamar Serussi Sahar e Chris Haring firmano la nuova coreografia di Giselle in scena al Tetro Il Celebrazioni nell'interpretazione del Balletto di Roma

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BOLOGNA – Andrà in scena giovedì 22 marzo alle ore 21.00 al Teatro Il Celebrazioni Giselle nella versione del Balletto di Roma. Definito da Vittoria Ottolenghi «il balletto perfetto», Giselle è il simbolo della letteratura romantica sulle punte per antonomasia. Il balletto ci viene riproposto in chiave prettamente moderna.

Due i coreografi contemporanei, Itamar Serussi Sahar e Chris Haring, ai quali per la prima volta sono state affidate rispettivamente le creazioni del primo e del secondo atto.

La compagnia presenta un doppio remake: un grande classico, al cui interno pathos e tragedia si amalgamano con la fisica corporeità della danza contemporanea e con la sensibilità odierna. Si rinnova così una storia che in fondo rimane uguale. Questa versione di Giselle fa convergere all’interno della stessa creazione l’opera di due coreografi molto diversi tra di loro. Caratterizzati ognuno da una specifica identità artistica e da una altrettanto specifica cifra stilistica, Serussi/Haring propongono entrambi una personale rilettura del plot tradizionale, rinnovando con originalità la sintassi drammaturgica dell’opera senza tradire i valori intrinsechi di Giselle. A un mondo prettamente terreno e carnale prima seguirá la trasposizione delle vicende in un ambito spirituale e ultraterreno poi.

Le due differenti ambientazioni vengono ridefinite secondo le diverse sensibilità dei coreografi Serussi e Haring, che danno quindi vita a due mondi nei quali sviluppare i rispettivi immaginari.

***INTERVISTA A FRANCESCA MAGNINI NEO DIRETTRICE DE IL BALLETTO DI ROMA***

Un balletto confezionato da due coreografi è un’anomalia, come mai è stata fatta questa scelta?

«Innanzi tutto va detto che questo balletto è una commissione della direzione che mi ha preceduta. Un’esperienza importante che ha portato il Balletto di Roma anche al di fuori dell’Italia. sulla scena contemporanea, a partire dal più recente Bolero che proprio domenica ha chiuso al Vascello di Roma. Quindi Bolero e Giselle sono due coreografie molto contemporanee che hanno portato il Balletto di Roma nelle piazze più europee del balletto contemporaneo. Quindi la precedente direzione aveva deciso di affidare questo titolo a questi due autori (Itamar Serussi Sahar e Chris Haring ndr)  andando a investigare la natura dei due atti. Chiaramente partendo dall’originale… originale si fa per dire perché i rifacimenti sono stati tantissimi.»

Molto spesso si parla di coreografie originali, ma sappiamo che in realtà non è così poiché queste non venivano scritte. Qual è la Sua opinione al riguardo?

«La domanda prevede una risposta ben più lunga di una qualsiasi intervista, è una questione davvero spinosa e forse irrisolvibile. Poiché quello della ricostruzione dei lavori di danza è un tema scottante, che nutre le preoccupazioni di danzatori e coreografi di diversa provenienza, formazione soprattutto in Occidente, lo stesso avviene anche da parte di studiosi, accademici e così via. Quindi si innesta nella contemporaneità il discorso dei rifacimenti attingendo energie dal passato ma anche effettuando contaminazioni col presente. Come dire che i coreografi contemporanei (…) indagano il corpo, il movimento, si relazionano con la potenzialità della corporeità; lavorano anche sull’improvvisazione che non significa “fate come vi pare” ma significa lavorare su dei moduli di movimento che nascono anche dal contributo dei danzatori. Sebbene, come si diceva, le coreografie non fossero scritte, esiste una librettistica contenente dei sistemi che le hanno in qualche modo “fissate”, testimoniate o quanto meno ne hanno lasciato una traccia. La tradizione del balletto classico si limita a rifare, con i nuovi coreografi, cambiando di poco l’articolazione drammaturgica, in questo caso, questa nuova creazione di Giselle esplora in maniera contemporanea la follia amorosa e il tradimento che esplode e che rappresentano i cardini dei due atti.»

Riguardo alla partitura musicale sarà sempre quella originale di Adam?

«C’è stata una profonda rielaborazione delle musiche di Adolphe Adam, i due autori hanno manipolato la sintassi e la struttura in modo nuovo della musica, sostenendo entrambi gli atti con molta forza e collocando la danza in una dimensione che è meno  legata all’articolazione drammaturgica tradizionale, ma consente allo spettatore di crearsi la propria storia, in base anche alla vocazioni ritmiche. Il primo atto è firmato dall’artista israeliano Itamar Serussi ed è molto forte, carnale, non ci sono costumi particolari, i corpi sono molto spogli ma questa è una cifra tipica del contemporaneo. Ciò che viene fuori è proprio la generosità dei corpi dei danzatori che si offrono quasi come se fossero dei fogli sui quali scrivere tutta la storia di Giselle. È un po’ uno spunto per passare da una coreografia molto ottocentesca ad una dimensione veramente umana, concreta, dove ritrovarsi»

Due coreografi così diversi come hanno potuto armonizzare i due atti?

«Dentro al primo atto si tende un po’ a diversificare le varie parti dei danzatori, mentre il secondo atto recupera una dimensione più corale e collettiva. In generale questa Giselle ci riporta, un po’ come per tutti i classici, a tematiche universali. La rilettura contemporanea sottolinea quindi queste valenze universali che, nonostante la de-costruzione operata, permangono. L’opera è comunque e ancora Giselle

Lo spettatore come ha reagito di fronte a questa nuova versione di Giselle?

«Sicuramente lo spettatore ha colto qualcosa di importante. Questa Giselle segue delle suggestioni contemporanee che vengono dal nord Europa, questo si deve dire»

Be’, la storia delle Villi fa parte del folklore teutonico.

«Esattamente, ma anche la drammaturga, una delle più importanti della scena contemporanea che ha firmato l’opera, è olandese. Diciamo che è qualcosa che viene dai paesi come l’Olanda dal Belgio, che nel contemporaneo trovano proprio la loro tradizione. Il discorso fra classico e contemporaneo è più forte da noi in quanto fortemente radicale nella tradizione del balletto. Quindi per noi è come se fosse un a sorta di innesto,  in realtà in altri paesi tutto ciò è come dire che sia, come per noi la danza classica, è abbastanza pronto; per il pubblico sono abbastanza chiari alcuni meccanismi di lavoro sul corpo anche se si staccano parecchio sia dal libretto che dalla drammaturgia tradizionale ballettistica. Questo per dire che Giselle è stata portata parecchio in giro e c’è stata al riguardo sempre un’ottima ricezione»

INFO

GISELLE
TEATRO IL CELEBRAZIONI
Via Saragozza, 234, Bologna
051.4399123
Prezzi (comprensivi di prevendita) da 22 eu. a 29 eu.
info@teatrocelebrazioni.it

PROSSIME DATE
Forlì, Teatro Diego Fabbri
04 aprile 2018 Napoli, Teatro Nuovo
07 aprile 2018 Como, Teatro Sociale
Eventi 2017/18

 


BIO

Francesca Magnini nasce a Roma nel 1983. Dopo una carriera sportiva agonistica nella ginnastica artistica e musicale nel Coro polifonico della Scuola Popolare di Musica di Testaccio è ammessa a frequentare i cosi professionali di formazione in danza classica e contemporanea presso il Balletto di Roma, diretto da Franca Bartolomei e Walter Zappolini, dove conclude gli studi nel 2004. Laureata con lode in Arti e Scienze dello Spettacolo (2006) e in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Teatrale, Cinematografico e Digitale (2009), nel 2013 consegue un Dottorato in Tecnologie digitali e Metodologie di Ricerca per lo Spettacolo presso il Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo dell’Università di Roma “La Sapienza” con una tesi intitolata “Danza e repertorio. Tradizione e trasmissione nella coreografia contemporanea”. Presso il medesimo Dipartimento ha collaborato all’attività didattica delle cattedre di Storia della Danza e del Mimo, Storia del Teatro e dello Spettacolo, Teoria e Pedagogia dell’Attore, Teorie e Tecniche dell’Attore del Prof. Roberto Ciancarelli. Il suo progetto di ricerca dottorale – nato da una stretta collaborazione con l’International Choreographic Arts Center (ICK) di Amsterdam, diretto da Emio Greco e Pieter C. Scholten – ha indagato i meccanismi di trasmissione del repertorio nella coreografia contemporanea ed è confluito in una pubblicazione intitolata: “Inspiration Emio Greco | Pieter C. Scholten. The Multiplicity of Dance” (Artegrafica, Roma, 2015). Membro di AIRDanza, Associazione Italiana per la Ricerca sulla Danza e della CUT, Consulta Universitaria del Teatro, ha preso parte come membro del comitato organizzativo a convegni di studi internazionali, tra cui “Immaginare la danza. Corpi e visioni nell’era digitale” (La Sapienza, Roma, 3-4 dicembre 2015). Ha firmato pubblicazioni su importanti riviste scientifiche di settore, tra cui: Inside Movement Knowledge – LAB#4. Un laboratorio di ricerca per la registrazione e la trasmissione della coreografia contemporanea, in «Biblioteca Teatrale», Bulzoni, Roma, 2009, voll. 91-92, pp. 327-342; Un pensatore del corpo, recensione del libro di Dominique Dupuy, Danzare Oltre. Scritti per la danza, a cura di E.C. Ropa e C. Negro, Macerata, Ephemeria Editrice, 2011, in «L’Indice dei libri del mese», Anno XXIX, n. 5, Mag. 2012, p. 33; Trame di tecniche e stili nelle tradizioni della danza contemporanea. Note su studi e ricerche, in «Danza e Ricerca», Università di Bologna, anno IV, n. 3, 2012, pp. 1-34; Sistemi di trasmissione delle conoscenze nella danza contemporanea: la relazione coreografo-danzatore, in «Teatro e Storia», Bulzoni, Roma, 2013, vol. 34 n.s., pp. 325-357; Seigradi: dancing in a real-virtual environment. Affects and Movement in Santasangre’s work – in «Danza e Ricerca», Università di Bologna, anno IV, n. 5, 2014, pp. 31-53; “Pre-Choreographic Elements”: alla sorgente delle energie corporee e dei materiali di movimento, in V. Di Bernardi e L.G. Monda (a cura di), atti del convegno internazionale Immaginare la danza. Corpi e visioni nell’era digitale, vol. 1, nuova collana AIRDanza, Piretti ed. (in corso di pubb.); “Kinkaleri” (I Cenci, West, Everyone Gets Lighter | All!) su www.nuovoteatromadeinitaly.sciami.com, complementare al volume di V. Valentini, Nuovo Teatro Made in Italy (1963-2013), Bulzoni, Roma 2015. Numerosi anche i suoi contributi in rete per riviste e blog come Exibart, Biennale Danza, Teatro e Critica, Alfabeta2, Artribune, oltre agli interventi a convegni e conferenze nel settore di ricerca per la danza e le arti performative, tra cui: Réflexions et hypothèses vers une nouvelle idée d’espace, de temps et de répertoire dans la danse contemporaine, Atelier des doctorants en danse, Cycle «Corps et danse», Le corps sur la scène et hors la scène, Université de Nice Sophia Antipolis, Nice, 24 Giugno 2013. Come danzatrice, dal 2007 al 2010 lavora nella compagnia Metis diretta da Gloria Pomardi, nell’ambito del progetto di danza contemporanea e movimento scenico “La Sapienza… Danza”, con cui realizza diversi spettacoli e un cortometraggio, “Il pavone danzante” (Italia, 2007, 16’), con la regia Marco Mattolini, proiettato in anteprima al Roma Film Festival 2007. Nel luglio 2017 consegue a Parigi la prima certificazione per l’insegnamento della tecnica Floor-Barre®, della Zena Rommett Floor-Barre Foundation (NY), che insegna presso il Balletto di Roma dopo aver ideato una nuova sezione ‘Benessere’ per un pubblico adulto. Nell’anno 2016/2017 collabora con Balletto di Roma con un ruolo di supporto ai processi culturali e di comunicazione legati all’attività della Scuola diretta da Paola Jorio, del Corso professionale di Contemporaneo e della Compagnia, sotto la direzione artistica di Roberto Casarotto. Per l’anno accademico 2018 è Docente a contratto di Archivi e Musei Digitali per lo Spettacolo dal vivo alla Laurea Magistrale (LM-65) del Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo de La Sapienza, Università di Roma.  Entra inoltre al 1° posto in graduatoria d’istituto (triennio 2018-2020) per idonei all’insegnamento nel campo disciplinare di Teoria della Danza (settore ADTS/02) presso l’Accademia Nazionale di Danza (Roma).

 

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