“Break the Tango”. Dai sobborghi metropolitani ai palchi internazionali, in un’inedito (e acrobatico) mix | INTERVISTA Una danza esplosiva, uno spettacolo che nasce dalla commistione fra due generi di ballo - e musica - tanto diversi e lontani tra loro come break dance e tango acrobatico. Che però hanno più punti in comune di quanto possa sembrare. Ne abbiamo parlato con Jonathan Anzalone, protagonista e ballerino di break dance di fama internazionale

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Break the Tango

BOLOGNA – Arriva finalmente anche a Bologna, dopo aver conquistato il pubblico di mezza Europa, Break The Tango, lo spettacolo che porta sul palcoscenico un’inedito mix di generi, mescolando il miglior tango acrobatico argentino con le più alte eccellenze della break dance internazionale. Il 21 febbraio 2018 al Teatro Il Celebrazioni, h 21:00. Assolutamente da non perdere.

Dopo aver collezionato sold out, successi e standing ovation in tutta Europa, Break the Tango” è finalmente giunto anche in Italia dove ha già portato una ventata di allegro scompiglio e prevedibile attesa.

Per chi non ne avesse ancora sentito parlare si tratta dell’inedito show messo a punto da German Cornejo, uno dei massimi esponenti del tango acrobatico mondiale, che è riuscito a riunire sullo stesso palco, in uno spettacolo unico, due universi tanto esplosivi quanto lontani tra loro come tango acrobatico e break dance. Un matrimonio solo in apparenza impossibile visto che le due discipline sono in fondo entrambe figlie della strada e, oltre alla nascita nei sobborghi metropolitani, hanno in comune l’incredibile capacità di coinvolgere con balli elettrizzanti gente di ogni origine ed estrazione. Indubbiamente una sfida, inseguita per anni e realizzata solo dopo un estenuante lavoro di casting internazionale e una ricerca musicale e coreografica senza precedenti, al limite del maniacale.

In anticipo sullo spettacolo bolognese incontriamo a Padova Jonathan Anzalone, uno dei più apprezzati danzatori di break dance della scena internazionale nonché italianissimo protagonista dello spettacolo. Jonathan vive a Los Angeles da oltre dodici anni, ha un curriculum di tutto rispetto e un entusiasmo prorompente nei confronti della danza e della vita che trasmette anche quando è sulla scena, irradiandolo tutto attorno a sé. Ecco di seguito la nostra conversazione.

***INTERVISTA A JONATHAN ANZALONE ***

Break dance e tango. Questa commistione non credi sia un azzardo?

«Sinceramente io non sono il coreografo, dovresti domandarlo a lui (ridiamo). Comunque sì, uno nasce in Argentina e l’altra a New York, sono discipline fra loro lontane, ma  è stato geniale aver pensato di metterle insieme ed ecco com’è nato Break the Tango.»

Avendo delle formazioni così diverse, in che modo voi artisti riuscite a dialogare?

«Siamo molto diversi. Ma ti posso dire che fra i B. Boys (break dancers ndr), io sono l’unico italiano, ci sono due ragazzi coreani,  un ragazzo messicano, un ragazzo filippino che vive a Zurigo. Diciamo che questa cultura, che è la cultura dell’hip hop, unisce tutti quanti noi che facciamo break dance. In qualche modo siamo già naturalmente vicini e quindi uniti. Per il tango, diciamo che ci siamo abituati! A forza di fare prove e lavorare insieme, succede… ma diciamo che con i tangueri (danzatori di tango ndr) ci siamo piaciuti sin da subito. Loro capiscono la nostra cultura e viceversa. In fondo le due culture sono un po’ simili fra loro.»

Mi hai detto che “vi siete abituati” a lavorare insieme. All’inizio com’è stato? Immagino scioccante.

«Ti dico la verità: per me no. Sono già sedici anni che ballo, ho avuto la fortuna di lavorare con grandissimi artisti di varie discipline, quindi non soltanto con ballerini. Personalmente mi definisco un camaleonte, mi piace fare vari tipi di esperienze e soprattutto conoscere cose nuove. Mi piace anche conoscere persone diverse, non solo quelle che fanno quello che faccio io. Sono curioso e il tango, sebbene fosse la prima volta, non era per me totalmente nuovo. Ho incontrato persone che facevano balli latino americani, poi ho imparato anche altri stili di danza al di là della break dance, come la danza jazz e contemporanea, per esempio. Bisogna avere anche la mentalità adatta per questo. Ci sono tanti b.boys dancers, ad esempio, che rifiutano qualsiasi altra disciplina che non sia la break dance… invece, secondo me, bisogna essere open minded! Se siamo artisti dobbiamo essere aperti, altrimenti si resta a casa e non si combina più nulla.»

Il pubblico come ha reagito alla prima assoluta di Break the Tango?

«La prima assoluta, non ricordo bene se sia avvenuta a ottobre o novembre del 2016, a Zurigo ma è stato un exito (successo ndr) — come si direbbe in spagnolo — straordinario. La gente si è alzata in piedi ad applaudire. È stato bellissimo per tutti noi, eravamo tutti very excited.»

Il fatto che tu sia un b. boy, che cosa implica? Anche perché sei un italiano che si è fatto strada negli USA, patria della break dance.

«Allora, io ho iniziato a ballare in strada, a Milano, a 15 anni. Poi sono stato rapito da questa disciplina. Ero in centro con un amico e quando, la prima volta, ho visto questi ragazzi che giravano sulla testa, mi sono entusiasmato e ho capito che anch’io avrei voluto farlo… devo dirti che la break dance mi ha insegnato molte cose ma soprattutto la disciplina. Bisogna lavorare tantissimo e allenarsi tante ore. Pensa che all’inizio ballavo anche 8 ore al giorno, la media era dalle 6 alle 8 ore giornaliere. Mi facevo anche molto male ma dopo un po’ il corpo si abitua, sia al dolore che agli urti. Adesso però non ballo tutte queste ore, ballo molto di meno, riesco a fare un buon allenamento anche con 2 o 3 ore. Il fisico è ormai allenato e risponde bene.»

Oltre a lavorare in questo spettacolo, gli artisti hanno una carriera parallela oppure no?

«Guarda, tutti quanti fanno anche altre cose, e ballano per altre compagnie, non solo quindi per Break the Tango. Personalmente ho studiato per 3 anni in una scuola di teatro, faccio casting per altre cose, televisione e altro ancora. Ovviamente, come ti dicevo, la danza la pratico da 16 anni, e quindi ce l’ho sempre nel cuore.»

In un futuro ti vedi come coreografo?

«A dir la verità mi piacerebbe coreografare ma… al futuro ti devo dire che non ci penso spesso. Non l’ho mai fatto. Anche se fossi più vecchio non mi preoccuperei troppo del futuro. Vivo sempre il momento, anche perché del futuro nessuno è sicuro… mi sono successe tantissime cose belle nella vita e ringrazio solo l’energia positiva che ho»

INFO
Break the Tango
German Cornejo, creatore e direttore artistico
German Cornejo e Gisela Galeassi, primi ballerini
Nicolas SchellNoelia PizzoEzequiel LopezCamila AlegreEdgar Luizaga e Pamela Pucheta (ballerini)
Henry MonsantoJonathan Anzalone“Hill” Gil Adan Hernandez Candelas e “Issue” Kwangsuk Park (ballerini di break dance)

Gisela Lepio (voce), Ovidio Velazquez (piano), Luciano Bassi (chitarra/voce), Clemente Carrascal (bandoneon) e Jerónimo Izarrualde (batteria)
Ovidio Velazquez, direttore musicale
Anna Wohlgemuth, scenografie

Teatro Il Celebrazioni
via Saragozza 234, Bologna
info@teatrocelebrazioni.it
Tel. 051.4399123
prezzi da 33,50 € a 45,00 €

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