“I segreti di David Lynch” di Matteo Marino: tutto quello che dovreste sapere su David Lynch e non avete mai osato chieder(vi) | INTERVISTA A un anno dall'uscita della terza stagione di Twin Peaks, arriva in libreria l'analisi globale della filmografia di David Lynch scritta da Matteo Marino, già co-autore dei due splendidi volumi "Il mio primo (e secondo) dizionario delle serie TV cult".

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IN LIBRERIA – Un libro talmente intriso di cinema lynchiano che arriva sugli scaffali preceduto da un teaser video, a sua volta realizzato da un regista che della sua passione per Lynch non ha mai fatto misteri. È “I segreti di David Lynch”, l’ultimo libro di Matteo Marino. 

Nel 2017 il Maestro David Lynch ha regalato al mondo la terza stagione di Twin Peaks. I 25 anni di attesa sono stati generosamente ripagati con una delle esperienza televisive più immersive, allucinanti, cerebrali e visivamente complesse della storia del medium. A conclusione del viaggio ci è rimasta la sensazione di aver vissuto in un sogno (in che anno siamo?), partorito direttamente dai recessi più consapevoli della mente di Lynch. Non c’era dunque momento più adatto per ripercorre la filmografia del regista e così ha fatto Matteo Marino con il suo ultimo libro, “I segreti di David Lynch“.

Due parole sull’autore. Matteo Marino è il fondatore del sito davidlynch.it, lynchiano di vecchia data, libraio, autore insieme a Claudio Gotti di “Il mio primo dizionario delle serie TV cult” e di “Il mio secondo dizionario delle serie TV cult“, nonché una persona squisita. È il genere di persona che ti apre la sua casa per una settimana dopo averti conosciuto per caso neanche sei mesi prima a un festival (true story). È il genere di autore con il quale senti immediatamente di condividere passione ed entusiasmo.

Al suo fianco ci sono sempre illustratori di incredibile talento, che rendono i libri di Marino una chicca da guardare oltre che da leggere. Dopo i “Dizionari” e la collaborazione con Daniel Cuello, Matteo lavora per “I Segreti di David Lynch” con Elisa2B, artista molto giovane e già lynchiana devota, che ha studiato insieme all’autore tutte le sorprese grafiche che troveremo nel volume, a partire dalla deliziosa copertina che ritrae un Lynch sdoppiato tra l’identità di regista e quella di personaggio.

Abbiamo fatto qualche domanda a Matteo Marino per farci introdurre al meglio a “I Segreti di David Lynch“. Il libro apre le danze con una prima sezione dedicata a “Strade perdute”, praticamente lo spartiacque nella filmografia di Lynch che presenta il topos della metamorfosi, il carattere mellifluo dell’identità, e illumina così tanto il suo cinema futuro quanto quello passato, perché “il cinema di Lynch non cambia, ma si rivela“. La seconda sezione è invece dedicata a “Mulholland Drive”, seguita da quella riservata a “INLAND EMPIRE” (scritto rigorosamente in maiuscolo, come da volere di Lynch che non ne ha mai spiegato il motivo) e da una sezione conclusiva su “Twin Peaks – Il Ritorno”. Questi pochi titoli in realtà contengono al loro interno una serie così fitta di rimandi a tutti gli altri film di Lynch, che vanno di fatto a comporre un puzzle estremamente esaustivo e ramificato sull’intera produzione del regista, oltre che sulla sua poetica e filosofia.

Una parte cruciale dell’analisi di Marino é infatti legata al coinvolgimento di David Lynch con la meditazione trascendentale. Discepolo fin dal 1973, Lynch ne è diventato ambasciatore soltanto da “INLAND EMPIRE” in poi, avvicinandosi di fatto al vasto mondo delle filosofie orientali, presenti massicciamente nell’opera lynchiana. Basti pensare al fascino subito dall’Agente Cooper nei confronti del buddismo tibetano.

Infine, dietro alla storia lynchiana di “I segreti di David Lynch” si nasconde in sostanza anche la storia dei suoi fan italiani. Con particolare riferimento a Twin Peaks, nel libro si trova sviscerata la profonda differenza di fruizione della serie tra l’anno del suo esordio, il 1991, e quello del suo ritorno televisivo nel 2017. Lo schermo sul quale veniva visto negli anni ’90 si è frammentato tra smart tv, laptop e smarphone, così come si sono moltiplicati gli spazi di commento e condivisione. Per intercessione dello stesso Marino con la pagina Facebook davidlynch.it e con i gruppi in co-amministrazione Twin Peaks 2017 – Italia e Club Silencio – Italia, l’intero corpus di appassionati ha potuto infatti discutere praticamente in diretta ogni singola puntata, tra analisi di fotogrammi, teorie e ipotesi, rendendo la visione del Ritorno un rito collettivo di profonda riflessione.

Ecco le nostre domande a Matteo Marino, che ci ha dedicato un po’ del suo tempo tra una presentazione e l’altra di “I segreti di David Lynch” in giro per l’Italia.

*** INTERVISTA A MATTEO MARINO ***

Il titolo del libro è twinpeaksiano… la produzione tv di Lynch ha le chiavi per comprendere tutta la sua poetica?

Ho sempre avuto l’impressione che il cinema di Lynch fosse in continua evoluzione, che la sua opera più recente illuminasse di volta in volta le precedenti, arricchendone le chiavi di lettura. L’impressione è stata confermata dalla terza stagione di Twin Peaks, che Lynch considera un film diviso in diciotto parti e che è molto più di un film, cioè una sorta di summa di tutte le sue opere precedenti, dai dipinti alle serie tv, dalle sculture alle fotografie, dalle canzoni al sound design, qui curato da lui stesso. Una summa che però non guarda solo al passato (da “I segreti di Twin Peaks” giù fino a “Eraserhead”, tu ne sai qualcosa, Eva, dico bene?) ma si apre al futuro. Per questo il nuovo Twin Peaks ha spiazzato i più nostalgici. Il fatto è che ogni scultura, ogni canzone, ogni lungometraggio di Lynch mi sembrano pezzi di un puzzle più grande, che però anziché incastrarsi in un punto vuoto all’interno del quadro prodotto dall’insieme delle sue opere, si attacca al bordo, espandendone il disegno. A ogni nuova opera la cornice si allarga mentre quel piccolo vuoto all’interno rimane tale: non spetta a Lynch fornire il “missing piece”, sta a noi spettatori. Un po’ come John Merrick che in “The Elephant Man” costruiva il modellino di una cattedrale con la sua immaginazione potendone vedere dalla finestra dell’ospedale solo una guglia. Uno dei segreti di Lynch è questo, secondo me: il compito del regista è di mostrare sullo schermo la guglia; il compito dello spettatore è quello di costruire la cattedrale. Di qui il titolo del libro: quelli che possiamo considerare i “segreti” (artistici e creativi) di Lynch, grazie a un’attenta analisi filmica e a uno scrupoloso lavoro di individuazione delle fonti possono essere svelati (e di interpretazioni nel libro ce ne sono tante, sia quelle ormai consolidate, sia le fan theory, sia quelle da me formulate), ma il mistero, il mistero va per natura perpetuato.

A chi è rivolto il libro? Lynchani accaniti o neofiti?

È il libro di un grande appassionato scritto per gli appassionati. Tuttavia, come per Il mio primo e Il mio secondo dizionario delle serie tv cult, che ho scritto insieme a Claudio Gotti sempre per BeccoGiallo, uno degli obiettivi è stato quello di unire complessità a scorrevolezza, gli strumenti della critica al linguaggio pop, l’obiettività dello studioso all’intemperanza dell’appassionato. Non ho cercato di limitare questa oscillazione, ma l’ho abbracciata, e così nel libro un’analisi molto tecnica può trovarsi intrecciata a un aneddoto riguardante il dietro le quinte della produzione o a un mio aneddoto personale. Amo la saggistica che si sviluppa in forma narrativa, mettendo l’esperienza e l’emotività dell’autore non dico in primo piano (in primo piano deve rimanere l’opera) ma al servizio dell’analisi (penso per esempio, con le dovute distanze siderali, a Emmanuel Carrère, ma anche alla concisione fulminea e per niente ingessata del Borges critico letterario; io di fulmineo non ho nulla, come ti starai accorgendo da queste lunghe risposte! Del resto il libro ha 352 pagine…). Ad aiutarmi a raggiungere un buon equilibrio c’è stato l’editing del sodale Claudio Gotti, che ha seguito la genesi del libro passo passo. E le formidabili illustrazioni di Elisa2B, lynchiana doc, impreziosiscono il tutto e allargano l’interpretazione anche a livello grafico. Quindi è un libro che possono leggere tutti, pensato tanto per il neofita, quanto per lo studioso che ha letto TUTTO su Lynch. Unica avvertenza: a differenza dei due dizionari delle serie tv cult, dove segnaliamo gli spoiler per coloro che non hanno ancora visto una determinata serie, “I segreti di David Lynch”, data la natura molto approfondita delle analisi, prevede che i lettori abbiano già visto le opere trattate, per non rovinarsi la sorpresa. Tuttavia, essendo il libro diviso in quattro sezioni (“Strade perdute”, “Mulholland Drive”, “INLAND EMPIRE” e “Twin Peaks – Il ritorno”), può essere usato anche come guida per entrare nel mondo di Lynch pian piano: prima di leggere la sezione su “Strade perdute”, per esempio, basta guardarsi il film e poi immergersi nella lettura per ripercorrerlo e provare a decifrare insieme i passaggi più oscuri. E così via.

Se potessi fare una sola domanda a David quale sarebbe?

Ci mangiamo una fetta di torta di ciliegie insieme, davanti a una damn fine cup of coffee?

Secondo te quale sarà il prossimo progetto del “Sig. Lynch”?

Visto il finale molto particolare di Twin Peaks (NO SPOILER, tranquilli), in molti sperano in una quarta stagione, o almeno in un film che prosegua la storia. Altrettanti pensano che quel finale sia perfetto così, e che dunque non ci sia “bisogno” che la storia prosegua. Nel libro l’analisi del finale prende due lunghi capitoli, e ha avuto bisogno di mesi per formarsi nella mia mente prima che avessi il coraggio di buttarla giù. Mentre scrivevo i primi capitoli del libro, non avevo idea di dove sarei andato a parare, di come concluderlo, e questo un po’ mi spaventava, un po’ mi dava un senso di libertà ed euforia. Perciò rimando a quelle pagine per le riflessioni più approfondite. Dico solo che Lynch ha espanso in modo incredibile l’universo di Twin Peaks e allo stesso tempo alla fine lo ha focalizzato su una storia precisa (il destino, legato, di due personaggi, per capirci), perciò quell’universo potrebbe contenere molte altre storie, grandi o piccole, in una direzione o nell’altra, ma queste si concretizzeranno solo se Lynch pescherà le idee giuste per realizzarle. Ovviamente, se deciderà di proseguire, io sarò l’uomo più felice sulla faccia della terra, insieme a tantissimi altri. E se facesse invece un nuovo film? Se fosse il progetto di una vita, “Ronnie Rocket”? La storia creativa e produttiva di questo lungometraggio è una delle parti del libro che mi sono più divertito a scrivere, scoprendo un sacco di cose. Quale che sia il progetto, è plausibile che Lynch lo proponga direttamente a Showtime, Netflix o ad altre reti televisive a pagamento o serivizi streaming anziché farlo uscire sul grande schermo, una possibilità concreta visto ciò che Lynch pensa dell’attuale panorama distributivo e produttivo dell’industria cinematografica. Che sia “Ronnie Rocket” o un film basato su un’idea tutta nuova, anche in questo caso sarò l’uomo più felice sulla faccia della terra, insieme a tantissimi altri. E se annunciasse una nuova miniserie tv? Idem. Insomma, la felicità nel mondo potrebbe subire un’improvvisa impennata! Lynch, siamo nelle tue mani. E nelle mani della produttrice esecutiva Sabrina Sutherland: come ha dichiarato Lynch stesso, le idee nuove non gli mancano, anzi ne ha una “scatola” piena, e proprio in questo momento, mentre mi state leggendo, la sta setacciando con Sabrina per vedere se qualcuna di queste idee possa rivelarsi d’oro…

INFO

I segreti di David Lynch
di Matteo Marino
BeccoGiallo Editore, 352 pp, illustrazioni di Elisa2B
In libreria dal 24 maggio 2018 e su tutti i principali online store

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SOPRA: “I Segreti di David Lynch” / Teaser video. 

Diretto e ideato da Andrea Abbatista
Assistenti alla regia: Caterina Atzori e Stefano Ventura
con Andrea Abbatista e Matteo Marino

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